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Questa guida è la seconda versione del

Ernesto Belisario, documento “Come si fa Open Data”


Associazione Italiana Open Government presentato dall’Associazione Italia-
na per l’Open Government nell’apri-
Gianluigi Cogo, le 2011. Questa nuova versione – la

Come si fa Open Data?


Rete InnovatoriP.A 2.0 – comprende le implementazioni
Stefano Epifani scaturite dal dibattito che si è svilup-
Università Sapienza di Roma pato online tra gli esperti con la pre-
sentazione della prima edizione. È
Istruzioni per l’uso per Enti
Claudio Forghieri,
Direttore Scientifico E-GOV
stata mantenuta la struttura per ca-
pitoli nella quale vengono considera-
ti gli aspetti organizzativi, tecnologi-
ci e giuridici che vanno contemplati
quando l’Amministrazione decide di
e Amministrazioni Pubbliche
muoversi verso una strategia di con-
divisione pubblica dei dati. La gui-
da si è arricchita di una sezione nella
quale si illustrano gli impatti econo- Versione 2.0
mici positivi che l’open data genera
nell’Amministrazione e nelle aziende
e l’abbattimento dei costi che si tradu-
ce in un miglioramento della qualità
dei servizi per il cittadino ed in un ri-
sparmio per l’Ente. È stato inoltre ag-
giunto un glossario, per consentire al
lettore di districarsi tra i termini tec-
nici più ostici. Nell’ottica di perpetual
beta che caratterizza tutte le attività
dell’Associazione Italiana per l’Open
Government, anche la versione 2.0 –
NOVITÀ IN MATERIA distribuita con licenza Creative Com-
www.datagov.it mons – sarà resa disponibile online e
www.egovnews.it discussa in rete per ulteriori arricchi-
menti.

Associazione Italiana per l’Open Government


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Area egov
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OBiETTiVi DEl CONVEGNO

Il “Cloud Computing” è la tecnologia del momento: Programma


sono sempre più le persone che decidono di utilizzare Ore 9.00 Registrazione partecipanti
i servizi sulla nuvola per i numerosi vantaggi che que-
sti presentano. L’utilizzo del “Cloud Computing” da Ore 9.15 Apertura lavori
SAS, PAAS, IAAS: diamo un significato alle sigle
Bimestrale di cultura
parte di amministrazioni e di aziende rappresenterà
uno dei temi cruciali della digitalizzazione italiana, più utilizzate IT Consumerization: ci vuole e tecnologie per l’innovazione
anche alla luce dei sempre maggiori vincoli di bilancio. un metodoSocial software Modelli di offerta
“E-gov” supporta il processo di innovazione
Da una parte ci sono i sostenitori di questa modalità (Amazon, Google, Microsoft, Emc, Ibm, ecc.) della Pubblica Amministrazione affrontando il tema
emergente di gestione delle risorse informatiche che Dott. Gianluigi Cogo dell’innovazione tecnologica e dei processi
ritengono che sia più razionale e sostenibile, dall’altra, di e-government. Il bimestrale riporta le buone prassi
Ore 11.30 Coffee breack
ci sono gli scettici che, basandosi sugli aspetti proble- e i migliori casi all’interno di Comuni, Province, Regioni,
Ore 11.30 Ripresa Lavori Enti centrali e strutture sanitarie. Supporta chi è oggi
matici del cloud (tra cui rientrano le insufficienti garan-
Ore 14.30 impegnato in prima linea nell’innovazione tecnologica
zie in termini di sicurezza e privacy, la paura di perdere indicando metodi, strumenti e soluzioni pratiche.
gli investimenti già fatti, la sfiducia nelle capacità degli Introduzione alle principali problematiche
enti di adeguarsi alle novità in tempi ragionevoli) riten- giuridiche (qualificazione giuridica, legge
applicabile, le clausole vessatorie) Contratti
gono che enti ed imprese non possano proficuamente
affidarsi a questa nuova tecnologia. e termini di servizio L’esame della prassi ✃
In questa iniziativa vengono analizzate le principali contrattuale Cloud computing e Privacy MODULO DI ABBONAMENTO DA INVIARE A MEZZO FAX AL NUMERO 0541 624457
caratteristiche del Cloud Computing in modo da Avv. Ernesto Belisario
individuarne opportunità e criticità dal punto di vista Ore 13.00 - Colazione di lavoro Desidero abbonarmi per un anno a:
tecnico, organizzativo e giuridico. In particolare, Ore 14.00 - Ripresa lavori
saranno analizzate le offerte dei principali fornitori ed o E-gov (B) a € 179,00
La cultura e la formazione del CIO I nuovi ruoli
illustrati i criteri utili per una loro valutazione compa-
nell’organizzazione delle strutture ICT Assistenza,
rativa; verranno altresì esaminate le prassi contrattuali
Help desk e Customer care Rapporti con i provider Ente______________________________________________________________________________
ed evidenziate le aree e i processi aziendali che PREFERISCO PAGARE
Business continuity e disaster recovery
possono beneficiare maggiormente dalle varie offerte Ufficio richiedente _____________________________________________Prot. N. ______________
Dott. Gianluigi Cogo
del Cloud. Nel corso del convegno, con taglio pratico o Anticipatamente, con versamento sul bollettino di c.c.p.
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riguardo agli aspetti tecnici e legali, alle funzionalità e strazione Digitale e il Codice dei Contratti Pubblici Codice IBAN: IT 20 U 06285 68020 CC0402649596
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formazione, teleselling, ufficio ordini, ufficio clienti, amministrazione. I dati non saranno diffusi. Lei potrà esercitare i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs 196/03, (aggiornamento, rettificazione, integrazione,
cancellazione, trasformazione in forma anonima o blocco dei dati trattati in violazione di legge, opposizione, richiesta delle informazioni di cui al 1°capoverso e di cui alle lettere a,b,c,d,e, del 2° capo
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Associazione Italiana per l’Open Government

Come si fa Open Data?


Istruzioni per l’uso per Enti
e Amministrazioni Pubbliche

Versione 2.0
L’illustrazione in copertina è di Alessia Bellino

Associazione Italiana
per l’Open Government
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E-Gov - la rivista di cultura e tecnologie per l’innovazione


www.egovnews.it
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Diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione


e di adattamento, totale o parziale con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i paesi.

Finito di stampare nel mese di maggio 2011


dalla Litografia Titanlito s.a.
Dogana (Repubblica di San Marino)
Indice
Introduzione. ................................................................................................ 5

Capitolo 1 – Open Data e Open Government.............................................. 6


1.1. Cos’è l’Open Government................................................................... 7
1.2. Cosa vuol dire Open Data................................................................. 10
1.3. Open Data come strategia di sviluppo verso l’Open Government..... 14

Capitolo 2 – Organizzarsi con gli Open Data........................................... 16


2.1. Open by default................................................................................. 16
2.2. Organizzarsi per l’aggiornamento significa garantire valore.......... 17
2.3. Monitoraggio e Networking come fattori indispensabili per il suc-
cesso......................................................................................................... 18

2.4. L’impatto economico di una strategia Open Data............................... 20

Capitolo 3 – Gli Aspetti Tecnici. .............................................................. 28


3.1. Il formato degli Open Data. ............................................................. 28
3.2. Le connessioni fra i dati: Linked Open Data..................................... 29
3.3. Le modalità di pubblicazione............................................................. 36

Capitolo 4 – I Profili Giuridici................................................................. 38


4.1. Trasparenza = Accessibilità Totale = Open Data.............................. 39
4.2. La Privacy è un falso problema?....................................................... 42
4.3. Quale licenza per l’Open Data?........................................................ 44

Glossario..................................................................................................... 49

3
La guida è stata curata da:
Ernesto Belisario, Gianluigi Cogo, Stefano Epifani, Claudio Forghieri

Hanno collaborato:
Mauro Alovisio, Michele Barbera, Ugo Bonelli, Anna Cavallo,
Titti Cimmino, Luca De Pietro, Settilio Mauro Gallinaro,
Carmelo Giurdanella, Elio Guarnaccia, Stefano Laguardia,
Daniele Righi, Roberto Scano, Guido Scorza, Dimitri Tartari,
Daniela Tiscornia, Gianluca Vannuccini, Alessandro Lovani
Introduzione
di Gianni Dominici

Come si fa Open Data? non è una semplice iniziativa editoriale ma è


un’importante tappa del percorso che l’Associazione italiana per l’Open
Government ha avviato fin dalla sua costituzione, lo scorso ottobre.
L’Associazionenasce, infatti, su iniziativa di un gruppo di esperti di
diritto e di nuove tecnologie, funzionari pubblici e privati, docenti univer-
sitari, sociologi ed altri componenti della società civile con l’obiettivo di
sensibilizzare cittadini, imprese e amministrazioni e promuovere l’attua-
zione di strategie di Open Government nel nostro Paese.
Con questo scopo, la prima iniziativa è stata la realizzazione, la condivi-
sione e la promozione del Manifesto per l’Open Government, un documento
di principi sviluppato in dieci punti che definisce il contesto di riferimento
per la diffusione dell’Open Data. Il Manifesto evidenzia come alla base del-
la diffusione degli Open Data ci sia, soprattutto, un nuovo modello di tra-
sparenza nella gestione della cosa pubblica che considera la partecipazione
attiva come un diritto e un dovere di ogni cittadino. Non solo. Un orienta-
mento della Pubblica Amministrazione verso l’Open Data offre nuove op-
portunità a chi investe nella Rete, incentivando la crescita di nuovi distretti
dell’economia immateriale, che rappresenterebbero un nuovo modello di
produzione da affiancare a quello tradizionale, oggi in crisi.
La condivisione di principi è, però, solo il primo passo. Le nostre PA
hanno bisogno di capire non solo il perché ma anche il come sostenere e
gestire i necessari cambiamenti. Da qui l’idea di una Guida, la cui realiz-
zazione è stata possibile grazie allacollaborazione con la rivista E-Gov,
strumento pratico a disposizione degli operatori pubblici e privati che in-
tendono anche adottare o promuovere soluzioni concrete per liberare e
distribuire i dati pubblici e metterli a disposizione di cittadini, imprese
e associazioni. Per questo la Guida è organizzata come un vero e proprio
manuale che affronta sia gli aspetti tecnici sia quelli giuridici da tenere
presente per liberare i dati, ed è arricchita da riferimenti a casi ed espe-
rienze specifiche da seguire per poter passare, finalmente anche in Italia,
dalle parole ai fatti.

5
Capitolo 1
Open Data e Open Government
Le nuove tecnologie per il rinnovamento
della PA: Open Data strategia verso l’Open
Government

Le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione aprono


nuove opportunità agli enti pubblici, dal punto di vista dello svecchiamento
dei processi decisionali e degli schemi burocratici. La digitalizzazione, inol-
tre, permette alle istituzioni di adottare un nuovo modello amministrativo,
basato su “apertura” e “trasparenza” nei confronti dei cittadini: l’Open Go-
vernment. In questo scenario, la pratica di “liberazione” dei dati – conosciuta
come Open Data – che caratterizza internet e il Web, rappresenta una strada
necessaria, anche se non sufficiente, affinché le amministrazioni adottino il
modello di “governo aperto”.

6
Open Data e Open Government • Capitolo 1

1.1. Cos’è l’Open Government


Con l’espressione “Open Government” – letteralmente “governo aper-
to” – si intende un nuovo concetto di Governance a livello centrale e locale,
basato su modelli, strumenti e tecnologie che consentono alle amministra-
zioni di essere “aperte” e “trasparenti” nei confronti dei cittadini.
Il primo concetto – “l’apertura” – fa riferimento alla capacità di enti
e istituzioni pubbliche di ridefinire le modalità di approccio e relazione
con i cittadini e le comunità locali – rispetto agli schemi burocratici tradi-
zionali – nella direzione di forme di interazione basate su bidirezionalità,
condivisione e partecipazione ai processi decisionali dell’amministrazio-
ne, attuabili mediante i nuovi strumenti digitali.
Secondo il concetto di “trasparenza”, le amministrazioni sono chiamate
a consentire, stimolare e facilitare i cittadini nelle attività di controllo con-
tinuo dei processi decisionali all’interno delle istituzioni, a tutti i livelli am-
ministrativi e attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. La “trasparenza”
di un’amministrazione è connessa alla libertà di accesso ai dati e alle infor-
mazioni amministrative da parte dei cittadini, nonché alla condivisione di
documenti, saperi e conoscenze tra istituzioni e comunità locale.
In entrambi i casi – “apertura” e “trasparenza” – le nuove tecnologie
della comunicazione rappresentano gli elementi abilitanti dell’Open Go-
vernment, che rendono il processo di rincofigurazione di modelli, stru-
menti e tecnologie all’interno delle amministrazioni effettivamente soste-
nibile, tanto dal punto di vista tecnico-operativo quanto di quello degli
investimenti da affrontare. 
L’Open Government, dunque, rappresenta un modello di ammini-
strazione che chiama gli enti e le istituzioni pubbliche a ripensare gli
schemi operativi e i processi decisionali consolidati, in particolare dal
punto di vista delle modalità e degli strumenti attraverso i quali si esple-
ta la relazione con il cittadino. Un modello “open” all’interno delle am-
ministrazioni pubbliche centrali e locali, difatti, si contraddistingue per
forme di discussione e collaborazione con i cittadini, così come per azio-
ni di comunicazione aperta e trasparente nei confronti della comunità
locale. In una logica di Open Government le amministrazioni mettono al
centro la comunicazione e la collaborazione con i cittadini, sono aperte
al dialogo e al confronto diretto e partecipato con i privati e quindi fo-
calizzano i processi decisionali sulle effettive esigenze e necessità delle
comunità locali. Centralità del cittadino, amministrazione partecipata e
collaborativa, insieme a trasparenza, apertura dei dati e delle informa-
zioni e alla loro condivisione attraverso le nuove tecnologie digitali – in-

7
Capitolo 1 • Open Data e Open Government

ternet e il Web in primo piano – quindi, sono i tratti distintivi dell’Open


Government.
In questa prospettiva, differenti sono i livelli di questo cambiamento
all’interno delle amministrazioni, nella direzione di un modello “open”:
Il livello culturale e organizzativo. Al centro degli enti e delle istituzio-
ni ci sono i cittadini e il dialogo con la comunità locale, non le procedure
amministrative o gli schemi burocratici. In questo senso, il modello gerar-
chico e top down che ancora oggi contraddistingue in parte gli enti pubbli-
ci, nei confronti del cittadino, viene sostituito da un modello orizzontale e
partecipativo, in cui il processo decisionale è il risultato del dialogo e della
collaborazione tra istituzioni e privati;
Il livello tecnico e operativo. Processi decisionali e attività ammini-
strative sono incentrati sulle effettive esigenze della comunità di cittadini,
sulla comunicazione e sulla collaborazione con essi. Questo passaggio al
modello di “governo aperto” attraverso la Rete, dal punto di vista operati-
vo, pone una serie di questioni tecniche a cui gli enti e le istituzioni sono
chiamate a prestare attenzione;
Il livello giuridico. L’adozione di un modello di Open Government,
basato sui concetti di “apertura” e “trasparenza”, è fondato soprattutto
sull’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione e informazione – in-
ternet e il Web in testa – in luogo degli strumenti più tradizionali e “ana-
logici”. Questo modello amministrativo chiama le istituzioni pubbliche
a muoversi su un nuovo terreno, dal punto di vista giuridico e normati-
vo, con questioni, problematiche e regolamentazioni differenti rispetto a
quelle con le quali si sono storicamente districati.

L’Open Government, dunque, rappresenta un processo di cambiamen-


to sempre più importante, necessario e decisivo all’interno delle ammi-
nistrazioni, in un contesto caratterizzato dalla massiccia diffusione delle
tecnologie digitali e telematiche, che hanno riconfigurato le modalità di
comunicazione e relazione più tradizionali, anche all’interno del panora-
ma pubblico. Non solo. Lo sviluppo di un nuovo modello di amministra-
zione realmente “aperta” e collaborativa, in cui i cittadini possano parte-
cipare attivamente ai processi decisionali, difatti, può consentire agli enti
e alle istituzioni di recuperare fiducia e credibilità nella società. In questo
senso, attraverso questo processo di cambiamento i governi centrali e lo-
cali hanno l’opportunità di far leva su apertura, diffusione e condivisione
dei dati, delle informazioni e della conoscenza per sfruttare i vantaggi che
l’innovazione tecnologica apre.

8
Open Data e Open Government • Capitolo 1

La pratica amministrativa
Sono passati ormai dieci anni dalla raccomandazione n. 19/2001 del
Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che con essa ha inteso in-
centivare la concreta apertura degli enti e delle istituzioni delle nazioni
europee verso le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazio-
ne1 quali concreti strumenti di cambiamento nell’ottica della trasparenza
e del dialogo con il cittadino.
A questo intervento hanno fatto seguito altre iniziative a livello inter-
nazionale, in base alle quali i governi centrali e locali hanno introdot-
to con varia efficacia l’uso dell’informatica e delle tecnologie all’interno
dei loro modelli operativi e processi decisionali. Tuttavia, si è mantenuto
pressoché inalterato il modello organizzativo e burocratico legato ad una
modalità tradizionale e consolidata di gestione dei dati, delle informazioni
e dei servizi al cittadino. Una modalità incentrata su un rapporto sostan-
zialmente asimmetrico, nel quale il cittadino è un attore “esterno” all’am-
ministrazione, la quale – nella migliore delle ipotesi – “eroga” servizi “ver-
so” la sua utenza. Al contrario, in un contesto caratterizzato da un nuovo
e più fluido rapporto tra il cittadino e le amministrazioni, le istituzioni
pubbliche sono chiamate proprio a ristabilire il contatto con i cittadini e a
rispondere loro attraverso nuovi strumenti e modelli.
Di recente, un impulso decisivo al dibattito sull’Open Government e
alla diffusione mondiale di questo nuovo modello culturale è stato fornito
dall’Amministrazione USA, che ha tradotto il concetto in un vero e proprio
sistema amministrativo. Si tratta del Memorandum “Open Government
Directive” dell’8/12/2009, provvedimento che codifica i principi della filo-
sofia “open” all’interno delle istituzioni e delle amministrazioni, prescrive
compiti, processi e modelli organizzativi che gli enti pubblici sono chia-
mati a seguire nel rispetto della Direttiva2. Tre sono i principi “open” ispi-
ratori della dottrina, che gli enti pubblici americani devono rispettare:
Trasparenza. Le istituzioni sono chiamate a fornire ai cittadini dati e in-
formazioni sulle decisioni prese e sul proprio operato. L’obiettivo del modello

1
In particolare, la raccomandazione ha introdotto nuovi modelli di governo all’interno del-
le amministrazioni, a partire dal contatto con i cittadini. Al fine di mantenere la legittimità
del processo decisionale, con il suo intervento il Comitato del Consiglio dei Ministri ha pro-
posto nuove forme di relazione e risposta ai privati da parte delle pubbliche amministra-
zioni, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Ha messo in rilievo, inoltre, l’importanza
della partecipazione del cittadino alle decisioni che lo riguardano per il buon funzionamen-
to dell’amministrazione.
2
Per maggiori informazioni sul Memorandum, cfr., Transparency and Open Government,
http://www.whitehouse.gov/the_press_office/TransparencyandOpenGovernment/.

9
Capitolo 1 • Open Data e Open Government

“open” USA è quello di creare un sistema di fiducia all’interno della comunità


locale nei confronti dell’operato e delle scelte compiute dagli Enti americani;
Partecipazione. L’intelligenza collettiva e la collaborazione tra istitu-
zioni e cittadini nei processi decisionali rappresenta uno dei nodi centrali
del modello americano. In questo caso la finalità da perseguire è il miglio-
ramento della qualità delle scelte politico-amministrative degli enti pub-
blici, attraverso la proposta di interventi che siano effettivamente legati
alle esigenze e necessità dei cittadini;
Collaborazione. Nel modello “open” d’oltreoceano le istituzioni non
sono intese come strutture a séstanti, ma soggetti inseriti all’interno di
una rete collaborativa e partecipata composta da Enti pubblici, organiz-
zazioni no-profit e comunità di cittadini.

Sull’esempio americano molti Paesi si sono avvicinati al modello Open


Government, avviando il processo di cambiamento dello scenario pubbli-
co, verso una maggiore efficienza amministrativa, trasparenza e vicinanza
con i cittadini. Di recente anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite è
intervenuta a riguardo: attraverso il rapporto 2010 sullo stato dell’e-Go-
vernment nel mondo ha raccomandato l’adozione di modelli amministra-
tivi “open”3.

1.2. Cosa vuol dire Open Data


Cosa vuol dire Open
Il dibattito sul rinnovamento delle amministrazioni in ottica “open”, dal
punto di vista culturale, tecnico e giuridico, ha posto l’accento su un nuovo
approccio alla gestione dei dati e delle informazioni in ambito pubblico,
anche in questo caso reso possibile dalle tecnologie telematiche. Si tratta
dell’Open Data, modello o filosofia che consente di rendere dati e informa-
zioni delle istituzioni pubbliche “aperti” e accessibili direttamente online.
Più in generale, per Open Data si intende il formato “aperto” con cui le
informazioni e i dati digitali possono essere trasmessi, distribuiti e scam-
biati on the Web. Si tratta di un formato che – in un contesto di conver-
genza caratterizzato dalla digitalizzazione delle informazioni – permette
di creare una rete basata su dati che siano accessibili, integrabili e in-
terscambiabili. Con l’espressione “formato aperto” si fa riferimento alla
completa accessibilità dei dati e delle informazioni attraverso la Rete, in

3
Per approfondimenti, cfr.,United Nations e-Government Survey 2010, http://www2.unpan.
org/egovkb/global_reports/10report.htm.

10
Open Data e Open Government • Capitolo 1

assenza di forme di controllo e restrizioni – come copyright e brevetti – che


ne limitano l’utilizzo, l’integrazione e il riuso.
Più in dettaglio, affinché si possa parlare effettivamente di Open Data,
è necessario che le risorse digitali presentino precise caratteristiche, dal
punto di vista tecnico e delle logiche e dinamiche di accesso, utilizzo e
riuso. La comunità mondiale più volte ha ribadito che per essere “open” è
necessario che i dati siano4:
Completi. I dati devono comprendere tutte le componenti che consen-
tano di esportarli, utilizzarli online e offline, integrarli e aggregarli con
altre risorse e diffonderli in Rete. È necessario che indichino anche le
metodologie di realizzazione adottate;
Primari. Le risorse digitali devono essere strutturate in modo tale che
i dati siano presentati in maniera sufficientemente “granulare”, in modo
che possano essere utilizzate dagli utenti per integrarle e aggregarle con
altri dati e contenuti in formato digitale5;
Tempestivi. Gli utenti devono essere messi in condizione di accedere e
utilizzare i dati presenti in Rete in modo rapido e immediato, massimiz-
zando il valore e l’utilità derivanti da accesso e uso di queste risorse;
Accessibili. L’accessibilità fa riferimento alla possibilità di fruizione
e utilizzo delle risorse digitali “open” per tutti gli utenti, direttamente
attraverso i protocolli internet, senza alcuna sottoscrizione di contrat-
to, pagamento, registrazione o richiesta ufficiale. I dati “liberi”, inoltre,
devono essere trasmissibili e interscambiabili tra tutti gli utenti diretta-
mente in Rete;
Leggibili da computer. Per garantire agli utenti la piena libertà di ac-
cesso e soprattutto di utilizzo e integrazione dei contenuti digitali, è neces-
sario che i dati siano machine-readable, ovvero processabili in automatico
dal personal computer;
Non proprietari. In un modello “open” gli utenti devono poter utiliz-
zare e processare i dati attraverso programmi, applicazioni e interfacce
non proprietarie, aperte e solitamente installate su PC. Al contempo, i dati

4
Cfr., Transparency International Georgia, Ten Open Data Guidelines, http://www.transpar-
ency. ge/en/ten-open-data-guidelines.
5
A riguardo la comunità internazionale fa riferimento anche a dati non strutturati e in
stato grezzo come componenti centrali di un modello Open Data. In ottica di “liberazione”
delle risorse digitali, gli utenti devono essere in condizione di strutturare e lavorare i dati,
con la possibilità di sviluppare nuove risorse digitali e diffondere informazioni e saperi. Per
la comunità scientifica che si occupa di Open Data, difatti, il presupposto per creare e dif-
fondere conoscenza attraverso l’adozione di questo modello passa per l’accesso, il riutilizzo
e l’interscambio da parte della collettività di dati e risorse non strutturate o di primo livello.

11
Capitolo 1 • Open Data e Open Government

devono essere pubblicati e riusabili in formati semplici e generalmente


supportati dai programmi più utilizzati dalla collettività digitalizzata;
Liberi da licenze che ne limitino l’uso. Ai dati pubblicati in Rete in
versione “open” non possono sottendere copyright o diritti intellettuali, né
tantomeno brevetti che possano limitarne l’accesso e soprattutto l’utilizzo
e il riuso degli utenti. Inoltre, i dati sono “aperti” se viene garantita agli
utenti qualsiasi modalità di utilizzo, anche a scopi commerciali;
Riutilizzabili. Affinché i dati siano effettivamente “liberi”, gli utenti
devono essere messi in condizione di riutilizzare e integrare i dati, fino a
creare nuove risorse, applicazioni,programmi e servizi di pubblica utilità
per la comunità di utenti;
Ricercabili. Un modello “open” dei contenuti in formato digitale deve
assicurare agli utenti l’opportunità di ricercare con facilità e immediatez-
za dati e informazioni di proprio interesse, mediante strumenti di ricerca
ad hoc, come database, cataloghi e searchengine;
Permanenti. Le peculiarità fino ad ora descritte devono caratterizzare
i dati nel corso del loro intero ciclo di vita sul Web.

La rete interneted il Web rappresentano le tecnologie abilitanti di que-


sto modello di “liberazione” e “apertura” dei dati e delle informazioni. Nel
corso della sua storia, la Rete è stata oggetto di interventi portati avanti
dai governi a livello nazionale e internazionale per la regolamentazione di
tematiche e problematiche legate all’accesso e all’utilizzo dei dati e delle
informazioni digitali. Tuttavia, nonostante i tentativi di regolamentazione
dei governi, all’architettura della rete internet sottende da sempre il con-
cetto di “openness”, il libero accesso e la diffusione senza restrizioni e in
modalità “aperta” delle risorse in formato digitale.
Negli ultimi anni i modelli di fruizione e trasmissione dei dati e delle
informazioni presenti in Rete sono diventati sempre più vicini alle logi-
che “open”, grazie alla rapida affermazione di tecnologie e applicazioni di
tipo collaborativo. Strumenti come Blog, Wiki e Social Network difatti si
caratterizzano per logiche e dinamiche di comunicazione e interazione di
tipo partecipativo e collaborativo. In questo modo la Rete diventa sempre
più un contesto di condivisione e distribuzione partecipativa di risorse e
saperi a livello globale.
In questo scenario, sempre più “aperto”, la Rete ha visto la diffusione
di numerose forme di licenza libera, come le Creative Commons (CC) o
la GNU General Public License. L’obiettivo che la comunità mondiale
ha inteso perseguire attraverso il lancio di questi modelli di licensing è
colmare in qualche modo il vuoto legislativo relativo alla libertà di ripro-

12
Open Data e Open Government • Capitolo 1

duzione, accesso e diffusione di contenuti in Rete. La crescita esponen-


ziale delle risorse distribuite in Rete sta spingendo la comunità mondiale
verso modelli di liberalizzazione completa e definitiva di dati e software,
in tutti gli ambiti della sfera sociale e professionale, a partire dal settore
pubblico.
Nell’ambito di questo modello “open” delle risorse digitali e dei sof-
tware, attualmente uno dei punti focali del dibattito sull’Open Data è
il processo di liberalizzazione dei dati e delle informazioni in possesso
dei soggetti istituzionali. L’attenzione verso nuovi modelli “trasparenti”
e partecipativi delle amministrazioni pubbliche, infatti, solleva con sem-
pre maggiore energia esigenze di “openness” tra gli Enti e le istituzioni
pubbliche, insieme alle necessità di svecchiamento delle procedure am-
ministrative, sullo sfondo delle nuove tecnologie di internet, del Web e dei
device mobili.
La “liberazione” dei dati che riguardano l’ambito pubblico rappresen-
ta un’opportunità importante per le amministrazioni, affinché possano
avvicinarsi e sfruttare pienamente le potenzialità dell’innovazione tecno-
logica e della digitalizzazione. Attraverso l’adozione di un formato “open”
dei dati riguardanti il governo centrale e locale, le amministrazioni hanno
la possibilità di superare gli schemi rigidi e burocratici di accesso ai dati
e di gestione delle risorse informative, sia al loro interno, sia nei confronti
della comunità locale. Al contempo, a partire dal libero accesso e dalla
condivisione dei dati pubblici, Enti e istituzioni possono creare le condi-
zioni organizzative e tecniche per adottare un nuovo modello di rapporto
reciproco e bidirezionale, così come più trasparente ed efficiente, con i
cittadini.
In un’ottica di rinnovamento verso il modello Open Government,
dunque, gli Enti e le istituzioni sono chiamati ad avvicinarsi alla pratica
dei dati pubblici “liberi”, rendendo accessibili ai cittadini documenti,
risorse e informazioni in loro possesso. Non solo. In un modello di go-
verno e amministrazione “open”, le istituzioni devono adoperarsi affin-
ché la modalità di accesso alle risorse in formato digitale sia efficiente.
Ovvero, le amministrazioni – oltre a mettere a disposizione dei cittadini
contenuti pubblici a titolo non oneroso e senza restrizioni di utilizzo –
devono garantire l’accesso ai dati grezzi, per consentire ai privati di trat-
tarli, integrarli e riutilizzarli. In questo senso si possono già registrare i
primi significativi effetti legati alla diffusione di questi nuovi approcci in
ambito pubblico.
Uno dei più considerevoli riguarda il recente rilascio della “Open Go-
vernment License” (UK OGL), adottata dal National Archives in Gran Bre-

13
Capitolo 1 • Open Data e Open Government

tagna, licenza che ha dato una spinta significativa al riuso ed alla valoriz-
zazione delle banche dati istituzionali6. Un’iniziativa simile – che non a
caso ha fatto seguito alla UK OGL – è stata portata avanti anche in Italia.
Si tratta della “Italian Open Data License” (IODL), primo intervento nel
nostro paese sul tema delle licenze dei dati prodotti e gestiti dalle ammi-
nistrazioni pubbliche7.

1.3. Open Data come strategia di sviluppo verso l’Open Government


L’adozione di un modello Open Data per l’accesso e l’utilizzo in Rete di
dati e risorse legati all’ambito pubblico rappresenta un passaggio neces-
sario per il rinnovamento delle istituzioni nella direzione di “apertura” e
“trasparenza”, a tutti i livelli amministrativi. Il libero accesso direttamente
in Rete ad archivi, database e informazioni prodotte e gestite da soggetti
pubblici si configura come aspetto fondamentale per tradurre il concetto
di Open Government in un vero e proprio modello sostenibile all’interno
delle amministrazioni centrali e locali. Il formato “open” dei dati e delle
informazioni amministrative è una componente decisiva affinché le istitu-
zioni pubbliche si avvicinino alla dottrina del “governo aperto”, in quanto
permette di:
Rendere l’amministrazione “aperta”. Il formato “libero” dei dati pub-
blici, sia dal punto di vista dell’accesso che dell’integrazione e del riutiliz-
zo, rappresenta il presupposto di base affinché possa svilupparsi una vera
e propria rete collaborativa e partecipativa tra le istituzioni e la comunità
dei cittadini, sulle scelte di governo centrale e locale. Mediante strategie
Open Data tra i soggetti pubblici, i cittadini non sono più consumatori
passivi di informazioni messe a disposizione dai governi, ma hanno l’op-
portunità di riutilizzare e integrare i dati, fino a sviluppare veri e propri
servizi e applicazioni a disposizione dell’intera comunità di utenti, che
vanno ad affiancarsi a quelli creati dalle istituzioni. In questo modo i cit-
tadini collaborano effettivamente con i soggetti istituzionali e partecipano
attivamente alle azioni di governo della cosa pubblica;

6
La licenza, adottata nel 2010 dal governo britannico, sarà applicata a tutti i dati pubblici e
i software sviluppati e utilizzati dagli Enti e dalle istituzioni della Gran Bretagna. Mediante
l’adozione della licenza, le amministrazioni britanniche garantiscono ai cittadini l’accesso
libero ai database pubblici, senza alcuna forma di registrazione o richiesta ufficiale per la
fruizione o l’utilizzo, e soprattutto la piena riusabilità dei dati e delle informazioni accedute.
7
La licenza – sviluppata da Formez PA – sarà ripresa nel corso del documento. Rispetto
alla licenza Britannica, quella italiana limita il riuso delle risorse a iniziative non-profit: gli
utenti non possono integrare e distribuire dati e informazioni pubbliche a scopi commer-
ciali.

14
Open Data e Open Government • Capitolo 1

Rendere l’amministrazione “trasparente”. La libera accessibilità di do-


cumenti, atti e saperi sul governo della res publica e sulle scelte politico-
istituzionali compiute dalle amministrazioni è un aspetto centrale per
la “trasparenza” delle istituzioni, che stimola e facilita i cittadini ad un
controllo continuo e costante sull’operato e sui processi decisionali dei
soggetti pubblici. Difatti, attraverso l’attuazione di politiche Open Data in
ambito pubblico, i cittadini possono accedere ai dati degli enti centrali e
locali e sono in condizione di riutilizzarli e rielaborarli, in modo da verifi-
care l’efficienza dell’apparato burocratico.
In ogni caso, se da una parte l’adozione del formato Open Data co-
stituisce una condizione necessaria per lo svecchiamento delle ammini-
strazioni verso “apertura” e “trasparenza”, dall’altra non si tratta di un
passaggio sufficiente. Il rinnovamento delle istituzioni, dal punto di vista
della gestione dei dati e delle informazioni e del contatto con i cittadini,
deve passare necessariamente per un ripensamento del modello organiz-
zativo tradizionale e degli schemi burocratici che caratterizzano gli enti
pubblici. E in questo senso l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, non
soltanto internet e il Web, rappresenta una tappa importante affinché le
istituzioni pubbliche possano adottare effettivamente una strategia di “go-
verno aperto”.

15
Capitolo 2
Organizzarsi per gli Open Data
Trasparenza e apertura nelle PA passano
per un rinnovamento organizzativo e culturale

Fra gli ostacoli da superare per una politica di Open Data efficace e in
grado di generare valore ci sono gli aspetti organizzativi e, soprattutto, cultu-
rali che occorre gestire dentro l’amministrazione. Occorre convincere l’intera
struttura dell’importanza della trasparenza e dell’apertura sia con atti forma-
li sia con azioni formative mirate. Qualità e aggiornamento dei dati devono
essere garantiti nel tempo, così come una costante azione di monitoraggio e
valutazione delle ricadute delle politiche di Open Data.

2.1. Open by default


Come si convince un’organizzazione che il dato pubblico dovrebbe es-
sere, nei limiti della tutela della privacy, “geneticamente aperto” e acces-
sibile a chiunque?
Il dato pubblico è stato finanziato dalla collettività e ad essa deve esse-
re naturalmente restituito. Le leve possono essere molteplici, ad iniziare
dagli atti formali:
• Dichiarazione politico-istituzionale;
• Delibere e regolamenti dedicati;
• Legge Nazionale/Regionale di indirizzo in materia di riuso dei dati
pubblici;
• Istruttoria approfondita comprensiva di:
- analisi costi-benefici;
- studio degli effetti positivi sulla collettività;
- nuove opportunità di sviluppo per le imprese e per il territorio;
• Analisi di fattibilità;
• Costituzione di un gruppo di lavoro;
• Obiettivi di PEG specifici;
• Inserimento degli Open Data fra i parametri di valutazione della
performance dirigenziale;
• Per le Regioni e le Province, finanziamenti agli Enti del territorio
vincolati al raggiungimento di percentuali prefissate di basi di dati

16
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

resi pubblici secondo determinate specifiche.


Senza dubbio, però, le leve migliori sono l’azione capillare di dissemi-
nazione delle buone pratiche e l’alfabetizzazione del personale a tutti i li-
velli, che può essere stimolato condividendo pubblicamente e gratificando
gli uffici più virtuosi in termini di apertura.
L’approvazione di linee guida ufficiali ha il vantaggio di agevolare un
comportamento omogeneo dei diversi settori dell’ente o di un territorio,
semplificando gli aspetti prettamente amministrativi e, almeno teorica-
mente, quelli tecnici.
8

Scheda – Il caso regione piemonte

La regione piemonte è stata la prima in italia a produrre un atto


formale sugli open data grazie alla delibera di giunta 31-11679 del 29
giugno 2009, revocata ed aggiornata dalla successiva delibera di giunta
36-1109 del 30 novembre 2010, nella quale sono state definite le linee
guida regionali per i processi di riuso, associate alla definizione di li-
cenze standard secondo il modello delle licenze creative commons, che
definiscono le discipline d’uso dei dati regionali messi a disposizione 8.

2.2. Organizzarsi per l’aggiornamento significa garantire valore


Non è sufficiente, sebbene si tratti del primo passo da realizzare, met-
tere a disposizione alcuni dataset d’informazioni pubbliche, che vanno
anche mantenuti con cura. Affinché creino valore, in particolar modo se
entrano a far parte di un modello di business, i dati devono possedere un
livello di aggiornamento garantito (in termini di qualità del dato e tempi
certi di rilascio). Occorre quindi individuare delle precise e puntuali re-
sponsabilità, cioè definire non solo quale sia l’ufficio che ha in carico la
creazione e l’aggiornamento di uno specifico dataset, ma anche chi debba
farsi carico della sua disponibilità sulla piattaforma usata per la distribu-
zione dei dati dell’Ente.
La tendenza è l’individuazione di una redazione centrale che si pre-
occupi della pubblicazione dei dati sulla piattaforma, crei i metadati
fondamentali affinché essi siano utilizzabili e si ponga come obiettivo di

8
Cfr., http://www.dati.piemonte.it/.

17
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data

agevolare la circolazione e l’uso produttivo delle informazioni condivise


dall’Ente. La figura professionale è quella del data manager, in un certo
senso parallela a quella che fu la figura del webmaster ai tempi della na-
scita dei primi siti Web.
Come per i siti internet anche nel caso della gestione di contenuti di
tipo “data” vanno previsti processi e procedure di gestione delle varie basi
dati che siano in capo ai singoli settori di riferimento, in una logica di
decentramento e distribuzione della produzione del dato e responsabilità
dell’aggiornamento. Centralizzata può invece restare la funzione di agevo-
lazione e supporto alla messa a valore dei dati.

Scheda – Il caso TDE Team in UK

Il governo inglese ha costituito ilTransparency and Digital Enga-


gement Team che è parte del Cabinet Office, un vero e proprio ufficio
responsabile della trasparenza e della cura del sito http://data.gov.uk/.

2.3. Monitoraggio e networking come fattori indispensabili


per il successo
I dati liberati creano valore solo se qualcuno li usa, specialmente con
profitto. È quindi indispensabile tener conto dell’interesse che riscuotono
i diversi dataset e valutare la qualità delle applicazioni che ne derivano.
Il primo strumento semplice di monitoraggio è il conteggio dei down-
load, in grado di fornire un utile indicatore dell’interesse per un determi-
nato set di dati. Altri indicatori misurabili di efficacia potrebbero essere:
• Numero di app fatte su un certo dataset;
• Numero di download di una app fatta su un certo dataset;
• Numero di visite al sito dell’ente su un certo dataset;
• Numero di “like” sull’app o sul dataset esposto;
• Sondaggi con le categorie interessate ai dati dell’ente, come ad esem-
pio Confcommercio, CNA, albergatori, ordini professionali, ecc.

La vera sfida è quindi comprendere quali dati sono realmente in grado


di creare valore pubblico o di generare profitto per le imprese.

18
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

Tale comprensione può essere utilmente mediata attraverso processi


di co-progettazione che coinvolgano alcuni potenziali portatori di interes-
se. Va specificato però che le esperienze internazionali insegnano come sia
spesso inconsueto e imprevedibile l’uso che viene fatto dei dati pubblici
(e si parla del solo caso di utilizzi pubblici e quindi monitorabili). Se si
escludono infatti il monitoraggio della spesa pubblica e le applicazioni di
infomobilità, la maggior parte degli usi dei dati pubblici offerti dalle am-
ministrazioni di Paesi come UK e USA non erano stati previsti.
Il rapporto diretto e continuativo con gli sviluppatori, le imprese e le
community di programmatori, studenti, ricercatori e magari di cittadini,
è fondamentale per l’individuazione delle informazioni più appetibili in
termini di trasparenza, accessibilità e potenziali ricavi per le imprese. Per
la PA questo significa accettare un dialogo continuo con tutti gli attori
coinvolti in questa dimensione di Open Government, dove la capacità di
ascolto e la volontà d’interazione sono due fattori indispensabili per il suc-
cesso, ben più rilevanti degli aspetti tecnologici.
Un altro elemento da tenere presente in termini di qualità è l’accounta-
bility, ossia la capacità dei dati aperti di essere sottoposti a monitoraggio
di validità da parte di terzi, in modo da renderli “certificati” per quanto
possibile. In Italia sarebbe auspicabile che fosse creato un tale ufficio, ve-
ramente indipendente; ogni Ente potrebbe dare un segnale di forte traspa-
renza e correttezza, chiamando un soggetto terzo autorevole a giudicare
i dati esposti.
9

Scheda – Il caso GAO

Negli Stati Uniti, in parallelo all’iniziativa del Presidente Obama


sulla Open Government, il US GovernmentAccountability Office ha
emesso le sue critiche sulla validità di alcuni set di dati esposti. Questo
Ente è istituzionalmente chiamato a verificare il lavoro delle PA che
hanno aperto i loro dati 9.

9
Cfr., http://www.gao.gov/.

19
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data

2.4. L’impatto economico di una strategia Open Data


I governi centrali e le amministrazioni locali stanno progressivamente
adottando strategie di Open Government rendendo disponibili e pubbli-
cando online in formati standard informazioni e dati liberamente utilizza-
bili dagli utenti, siano essi cittadini, imprese oppure enti pubblici.
Scarso rilievo hanno avuto, sino ad ora, le valutazioni sulle potenziali
ricadute economiche della libera pubblicazione e fornitura di dati e infor-
mazioni in formato “grezzo” e quanto più possibile “granulari” per il loro
successivo riuso; si è accennato, in precedenza, al potenziale dell’Open
Data come leva per promuovere la trasparenza e la responsabilità delle
amministrazioni, insieme alla capacità di sostenere le riforme organizza-
tive e dei processi amministrativi per l’erogazione dei servizi pubblici. Si
cercherà ora di individuare i benefici economici derivanti dall’adozione di
politiche e pratiche di libera accessibilità e fruibilità di dati e informazioni
forniti dalle amministrazioni centrali e locali.
Come quadro di riferimento strategico, l’Agenda Digitale Europea
2010 – 202010 ha individuato, oltre all’obiettivo di massimizzare i benefici
economici e sociali dell’adozione dell’ICT da parte delle amministrazioni
dei Paesi membri, una linea di azione specifica tendente ad obbligare le
amministrazioni governative a fornire libero accesso alle informazioni del
settore pubblico11. In aggiunta a tale prescrizione e sempre nel contesto
dell’Agenda, si è appena concluso il processo di consultazione per la re-
visione (prevista per il 2012) della Direttiva 2003/98/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio relativa al riutilizzo dell’informazione del settore
pubblico12. La Commissione, al termine del processo consultivo, ha evi-
denziato come la direttiva non abbia raggiunto gli effetti attesi in termini
di stimolo ai mercati dei contenuti, mettendo a disposizione, in modo tra-
sparente, efficace e non discriminatorio, l’informazione del settore pub-
blico, che costituisce un’importante fonte di crescita potenziale dei servizi
online digitali; è stata sottolineata, inoltre, la necessità di rimuovere gli
ostacoli al ri-uso dei dati, tra cui la discriminazione tra gli utenti potenzia-
li, tariffe eccessive per il riutilizzo e complesse politiche sulle licenze. Ha
poi messo in evidenza problemi di ordine pratico, come la disinformazio-

10
Cfr., http://ec.europa.eu/information_society /digital-agenda/index_en.htm.
11
Cfr., http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/cf/fiche-dae.cfm?action_
id=162&pillar_id=43&action=Action%203%3A%20Oblige%20public%20bodies%20to%20
give%20access%20to%20public%20sector%20information.
12
Cfr.,http://ec.europa.eu/information_society/policy/psi/actions_eu/policy_actions/index_
en.htm.

20
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

ne sui dati disponibili del settore pubblico e la miopia degli enti pubblici
riguardo al potenziale economico dei loro dati. A tale riguardo è utile solo
ricordare come uno studio del progetto MEPSIR13 (MeasuringEuropean
Public Sector Information Resources) abbia quantificato in 27 miliardi di
Euro il valore economico dei dati prodotti dalle amministrazioni pubbli-
che nel mercato del loro riuso; valore che si riferisce al termine del proget-
to nel 2006, e che quindi è senz’altro da considerarsi in ulteriore aumento.
Entrando nella specifica analisi dell’impatto economico di un approc-
cio libero e aperto all’Open Data, si possono distinguere due ordini di be-
nefici derivanti da una piena, strutturata e diffusa disponibilità dei dati
delle amministrazioni:
- Valore aggiunto creato al di fuori delle amministrazioni, il “valore
esterno”;
- Risparmi conseguiti all’interno delle amministrazioni e nelle loro
interrelazioni, il “valore interno”.

Alcune considerazioni di carattere generale sui benefici economici di


una strategia Open Data possono, tuttavia, essere sottolineate come forte-
mente impattanti sull’intero sistema economico preso in esame.
I nuovi servizi digitali erogati sia dalle PA che da soggetti privati si
fondano su un ampia disponibilità libera e, ove possibile senza costi di
fornitura, di informazioni. In considerazione delle caratteristiche peculia-
ri delle informazioni digitali, e cioè:
1. Prive di rivalità (si può considerare “bene pubblico”, il suo uso non
pregiudica il riutilizzo contestuale da parte di un altro soggetto);
2. Con bassi costi di distribuzione;
3. Con importanti esternalità di rete.

L’impatto economico dell’apertura dell’informazione del settore pub-


blico può rivelarsi dirompente.
Le amministrazioni pubbliche generano, infatti, basi informative, ne
regolano il rilascio e, a loro volta, usufruiscono dei dati prodotti da altri
organismi pubblici nell’ambito delle loro funzioni. Altri soggetti, imprese
o singoli, acquisiscono i dati per praticarne il riutilizzo, anche a fini com-
merciali, creando, a partire dall’informazione, servizi a valore aggiunto
rivolti a un particolare bacino di utenza. Questo “circolo virtuoso” di gene-
razione di domanda, con conseguente attivazione di investimenti, a fronte

13
Cfr. http://ec.europa.eu/information_society/ policy/psi/actions_eu/policy_actions/mepsir/
index_en.htm.

21
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data

dell’offerta di specifici dataset informativi, può risultare particolarmente


significativo, variando da settore a settore.

Benefici “esterni” alle amministrazioni


Questa prima categoria di benefici evidenzia il valore economico dei
dati e delle informazioni quali “attivatori” di nuove e, anche, imprevedibili
filiere di attività e servizi digitali per i potenziali utenti costituiti da cittadi-
ni, imprese e altre amministrazioni ad un diverso livello di governo. Come
noto attraverso le tecniche di mashup è possibile includere, aggregare e
rielaborare dati provenienti da diverse fonti informative per creare appli-
cazioni e servizi innovativi e, quindi, personalizzare ad un livello molto
avanzato l’erogazione di un servizio; la disponibilità di basi dati e informa-
zioni delle amministrazioni acquista, quindi, il valore di “materia prima”
necessaria ad incrementare la collaborazione tra pubblico e privato nello
sviluppo di nuove imprese, soprattutto, ma non solo, nell’ambito territo-
riale di riferimento. In questa prospettiva, quindi, il valore economico e la
disponibilità dei dati prodotti dalle amministrazioni consente di:
• Ridurre e, al limite, azzerare le “asimmetrie informative” tra i for-
nitori di prodotti e servizi della Pubblica Amministrazione. L’Open
Data, fornendo a tutti i “clienti” della PA (cittadini e imprese) lo
stesso patrimonio informativo, consente di rielaborare e utilizzare
le informazioni per creare servizi a valore aggiunto, senza discri-
minazione di carattere dimensionale e territoriale per le imprese
che intendano creare nuove idee di business.
• Ampliare i mercati concorrenziali, riducendo le rendite di posizio-
ne di mercati monopolistici e/o oligopolistici. Una maggiore quan-
tità, unita ad un’elevata qualità delle informazioni territoriali e
delle amministrazioni consente, attraverso nuove imprese a carat-
tere fortemente creativo e innovativo, di ricorrere ad un maggior
numero di fornitori nonché l’abbattimento di barriere all’ingresso
nei mercati.
• Aumentare la diversificazione di prodotti e servizi indotta da una-
maggiore presenza di imprese che tendono a specializzarsi su mol-
te filiere produttive;
• Indirettamente e a seguito della nascita di nuove imprese, ottenere
un aumento del gettito fiscale a seguito degli investimenti necessa-
ri a creare nuovo business intorno alle informazioni pubbliche;
• Aumentare la quota degli Investimenti Diretti Esteri (IDE) rivolti
al Paese che mette a disposizione una rilevante quantità di dati e
informazioni; gli investitori internazionali sono in grado in questo

22
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

modo di valutare adeguatamente dove e quanto investire grazie


alla credibilità e fiducia acquistata dalle Pubbliche amministrazio-
ni del Paese considerato;
• Informare adeguatamente le ONG (Organizzazioni non governa-
tive) su dove investire e quanto, sia a livello di Paese che di città
considerata;
• Agevolare un benchmark sulla trasparenza dei bilanci e dell’attività
amministrativa (accountability) di diversi Paesi che aderiscono a
progetti comuni promossi da organismi e/o accordi internaziona-
li14 per analizzare, ad esempio, i fenomeni di corruzione.

Benefici “interni” alle amministrazioni


Dal lato dei benefici interni alle amministrazioni nell’adozione di pra-
tiche di Open Data, sembra utile concentrare l’attenzione sui risparmi di
spesa conseguibili. Le Pubbliche amministrazioni sono esse stesse fruitori
e utenti di informazioni provenienti da altri Enti, allo scopo di erogare
un servizio al pubblico e/o per la chiusura dell’iter di un procedimento
amministrativo interno. In tale prospettiva la libera accessibilità a dati e
informazioni di altri Enti consente di conseguire:
• Miglioramenti di produttività ed efficienza nella gestione dei pro-
cessi amministrativi interni grazie alla tempestiva ed immediata
disponibilità del dato (es. numero di giorni/uomo necessari all’a-
dempimento di un’attività, ecc.)
• Riduzione dei costi legati allo scambio delle informazioni (intero-
perabilità) delle basi dati nazionali (si segnala ad es. per il caso ita-
liano il repertorio nazionale dei dati territoriali, indice nazionale
delle anagrafi, banca dati nazionale dei contratti pubblici, casella-
rio giudiziario, registro imprese, ecc.);
• Monitoraggio della spesa pubblica sostenuta dalle diverse ammini-
strazioni nell’esercizio della propria missione istituzionale, del suo
funzionamento e per le diverse finalità di sviluppo territoriale sia
di origine nazionale che comunitaria;
• Risparmi di spesa derivanti dalla realizzazione e gestione di nuo-
vi servizi digitali erogati da terze parti grazie all’utilizzo solo ed
esclusivamente di dati (tecniche di mashup) secondo l’approccio
“the State bringsits data and they do the rest”15;

14
Cfr., Open Budget Index, http://internationalbudget.org/.
15
Cfr.,http://www.guardian.co.uk/news/datablog/2010/jun/21/local-government-data-london-
datastore.

23
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data

• Risparmi derivanti dalla riduzione dei “costi di transazione” per il


reperimento dei dati di e da altre amministrazioni.

Questioni aperte
Nonostante i benefici economici esposti per le amministrazioni pub-
bliche, rimangono nel dibattito sull’Open Data questioni aperte su cui la
comunità degli esperti, civilservant e soprattutto i governi centrali e locali
insieme alle istituzioni comunitarie si stanno interrogando. Le potenzia-
lità che l’Open Government/Data offre non sono sfruttate appieno a causa
del modo in cui gli enti pubblici gestiscono le loro fonti d’informazione,
guidati innanzitutto dalla preoccupazione di recuperare i costi a breve
termine, piuttosto che vederne i vantaggi per l’economia nel suo insie-
me. Quest’ottica, spesso determinata dalla pressione esercitata sugli enti
pubblici affinché finanzino una parte delle loro attività, può mettere in
competizione il settore pubblico con quello privato, dar luogo a condizio-
ni restrittive di licenza e tariffazione e sfociare nella concessione di diritti
esclusivi, determinando delle evidenti inefficienze di mercato.
Per quanto riguarda la tariffazione, da un lato l’analisi economica sug-
gerisce di adottare modelli di massima diffusione in modo da liberare il
più possibile il potenziale dei dati, collegando le tariffe ai soli costi margi-
nali di messa a disposizione e distribuzione dei dati secondo una logica di
data as a service; tale costo marginale risultando tendente a zero, consente
prezzi di distribuzione nulli; dall’altro, c’è anche chi ritiene più efficiente
per la collettività che il settore pubblico metta in piedi un sistema di tariffe
che rifletta, più che i costi marginali, il “valore economico atteso” dell’in-
formazione nel mercato a valle. Ciò comporta la disponibilità a pagare di
chi acquisisce le informazioni e il diritto a riutilizzarla, anche per scopi
commerciali.
Si ritiene che l’eventuale gratuità dei dati non sia comunque un ap-
proccio “estremo” e non è affatto scontato si riveli penalizzante per le am-
ministrazioni pubbliche; anzi, non esigendo un corrispettivo in denaro o
applicando prezzi che coprono unicamente i costi marginali di riprodu-
zione e diffusione dei documenti, si ottiene il massimo riutilizzo dell’infor-
mazione del settore pubblico e i vantaggi sociali ed economici compensa-
no di gran lunga i benefici finanziari immediati derivanti dal recupero dei
costi. La tariffazione basata sui costi marginali costituisce anche uno dei
principi della raccomandazione recentemente adottata dall’OCSE in tema
di accesso migliore e uso più efficace dell’informazione pubblica16.

16
Cfr., C(2008)36, 6/2008.

24
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

Per quanto riguarda i principi di licenza, l’assenza di restrizioni anche


per un riutilizzo commerciale appare infatti vitale se non si vogliono limi-
tare fortemente le possibilità di mercato.
Una questione fondamentale rimane comunque quella dell’equilibrio
tra pubblico e privato. Esistono infatti già oggi numerosi esempi di mer-
cati basati sul riutilizzo di informazione del settore pubblico, come quello
delle informazioni commerciali (catastali, immobiliari o sulle imprese).
Laddove l’assetto di mercato risulti opaco o discriminatorio – magari negli
ambiti in cui il settore pubblico non sia abbastanza efficiente nel rilascio
di informazioni di base, tanto da fare nascere un mercato privato di “com-
pensazione”, o viceversa, nel caso in cui sia il settore pubblico a tentare
di accaparrarsi l’intero mercato con servizi a valore aggiunto – il processo
di apertura può avere un ruolo positivo per gli utenti finali, in termini di
miglioramento della qualità, maggiore capacità di accesso e abbattimento
delle tariffe.
In ogni caso per garantire una concorrenza leale e condizioni non di-
scriminatorie, se le amministrazioni pubbliche riutilizzano i propri dati
per produrre servizi a valore aggiunto in concorrenza con altri utilizzatori,
le condizioni tariffarie e di altro genere devono essere le stesse per tutti.
A tale scopo, sembra utile che le amministrazioni pubbliche si adoperino
per implementare, nel rispetto della normativa, contabilità separate per i
compiti di servizio pubblico e per le attività commerciali.

25
Capitolo 2 • Organizzarsi per gli Open Data

Scheda – Il caso StimulusWatch

StimulusWatch.org è stato costruito per aiutare l’amministrazione


Obama a mantenere la sua promessa sugli investimenti e per tenere
conto della gestione dei fondi da parte dei funzionari pubblici. Questo
progetto consente ai cittadini di valutare gli investimenti e votare le de-
cisioni delle amministrazioni. Cfr., http://stimuluswatch.org/2.0/.

Scheda – Il caso WhereDidMyTaxGo

Una semplice applicazione che, guardando alle statistiche ufficia-


li pubblicate online, aiuta i cittadini del Regno Unito a capire come
venga ripartito il loro contributo fiscale è wheredidmytaxgo.co.uk.
Si basa sull’Analisi Statistica della Spesa Pubblica britannica (PESA)
pubblicata da HM Treasury. Il sito è costituito da una form in cui l’uten-
te deve solo inserire Reddito lordo attuale età e sesso in ciascuno degli
ultimi sette anni d’imposta. Come risultato si ottengono diagrammi e
tabelle che indicano le tasse totali dovute per ognuno di questi anni e
quanto del totale è stato utilizzato per pensioni, sanità, istruzione e al-
tre voci di bilancio più importanti. Cfr., www.wheredidmytaxgo.co.uk.

Impatti economici degli Open Data


Gli impatti economici degli Open Data derivano dall’analisi costi/be-
nefici, realizzata su due livelli:
In primo luogo, le conseguenze all’interno della PA che libera i dati;
In seconda istanza, le ricadute sul contesto esterno alla PA.

26
Organizzarsi per gli Open Data • Capitolo 2

Impatti interni alla PA Impatti esterni alla PA


BENEFICI
Monetari Non Monetari Monetari Non Monetari
(benefici che possono (non quantificabili) (benefici che possono (non quantificabili)
essere quantificabili essere quantificabili
economicamente) economicamente)

• Risparmi dal • Maggiore • Risparmi • Maggiore


mancato sviluppo trasparenza derivanti trasparenza e
di applicazioni e • Maggiore dall’acquisto quindi maggiore
servizi partecipazione dei didataset di dati fiducia nel
• Risparmi nella cittadini pubblici sistema
gestione dei • Vendita di • Migliore
database applicazioni Web allocazione di
• Risparmi per e/o di servizi risorse pubbliche
minori costi di informativi • La maggiore
analisi e report realizzati con i quantità
• Maggiori entrate dati liberati diinformazioni
derivanti dalla può incidere nei
“vendita” parziale/ comportamenti
totale dei dati delle persone/
aziende (per
es. minor uso
dell’automobile,
oppure minor
consumo di
acqua)
• Sviluppo di nuovi
servizi informativi
COSTI
Monetari Non Monetari Monetari Non Monetari
(costi che possono (non quantificabili) (costi che possono (non quantificabili)
essere quantificabili essere quantificabili
economicamente) economicamente)
• Costi per • Superamento • Tempo di lavoro
“liberare” i dati delle resistenze per sviluppare le
• Premi in denaro interne applicazioni Web
per i contest

27
Capitolo 3
Gli aspetti tecnici
Il formato e le modalità di pubblicazione degli
Open Data all’interno della PA

Il capitolo illustra i requisiti tecnici a supporto della diffusione dei dati


aperti. Vengono analizzati i formati, l’interoperabilità e i sistemi di presenta-
zione sul Web. Alcuni requisiti minimali e una classificazione formale aiu-
tano a comprendere il livello di apertura e trasparenza delle informazioni da
rendere disponibili.

3.1. Il formato degli Open Data


Quando si parla di Open Data ci si riferisce a un formato di dati che
deve essere di tipo aperto, in modo da renderne facile l’accesso e il riuso.
Più il formato dei dati da rendere disponibili saràgrezzo (privo di for-
mattazione), più facile sarà riusare gli stessi per determinarne valore in-
formativo e applicativo.
Grezzo significa anche “non proprietario”, dunque libero da vincoli di
presentazione, lettura o interpretazione.
Non sempre i dati che vengono indicati come “open” lo sono completamen-
te, ma va dato merito a chi si industria per renderli aperti, dello sforzo profuso.
Per ottimizzare l’offerta dei dati aperti si può pensare di adottare alcune
metriche attingendo alle indicazioni di Sir Tim Berners Lee, specialmente
laddove, al capitolo “Isyour data 5 Star?”17, viene definita una classifica sulla
validità del dato inteso come grezzo e, soprattutto, linkabile (relazionabile)
secondo i principi del Semantic Web e dunque del “Linked Open Data”:
1. Disponibile sul Web in qualsiasi formato, ma con una licenza aper-
ta, utile per il riuso degli stessi;
2. Disponibile come dato “strutturato” e leggibile dai computer (per
esempio Excel invece di un’immagine scannerizzata di una tabella);
3. Come il precedente ma in formato non proprietario (ad esempio
CSV – Comma Separated Value – al posto di Excel);
4. Tutti i precedenti formati con l’accortezza di usare le specifiche

17
Cfr., http://www.w3.org/DesignIssues/Linked Data.html.

28
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3

W3C (RDF e SPARQL) per identificare le cose di cui si parla, in


modo che gli utenti possano puntare (linkare) a ciò che pubblicate;
5. Oltre a tutti i precedenti, collegate i vostri dati ai dati che espongo-
no gli altri, per produrre contenuti più ampi, interessanti e utili.

Per essere precisi, i primi due livelli appartengono al paradigma della


“Trasparenza”, il terzo a quello dell’Open Data, mentre gli ultimi due al
Linked Open Data.
Dunque Open Data significa predisporre i dati “non proprietari”, da
presentare al riuso in formato strutturato, accompagnandoli con una li-
cenza “open” . Questa licenza deve dichiarare e garantire che il rilascio dei
dati favorisca il riuso senza alcuna restrizione.
Un esempio utile per eseguire un’operazione di questo tipo può essere
quella della conversione. Si procede con il download del file di dati per poi
convertirlo in formato non proprietario, ad esempio CSV. Questa opera-
zione non richiede particolare esperienza e va anche detto che quasi tutti
i formati ODBC (Open DataBase Connectivity) possono essere convertiti
in CSV.
Più difficile fare del “data scraping” se ci si trova di fronte a un dato
strutturato, ad esempio, in formato PDF. In questo caso bisogna usare
strumenti intelligenti come PDF Excel online18 per riportarli in ODBC,
controllarli e, solo allora, convertirli in CSV.
Un insieme di dati pronti per il riuso (insieme definito dalla tipologia,
piuttosto che dalla dimensione, dal contesto, dal tempo o dal luogo, ecc.)
viene detto dataset.
Un dataset, accompagnato dalla sua licenza “open” e reso disponibile
sul Web è Open Data.
L’aggregazione di più dataset in un luogo Web (aggregatore o catalogo)
può essere ben imitato osservando il lavoro del CKAN sezione italiana19.

3.2. Le connessioni fra i dati: verso Linked Open Data


Le licenze “open” permettono già di combinare dataset diversi (per
tipologia, fonte, contenuto, ecc.) per produrre applicazioni leggere, note
anche come mashup. Tuttavia produrre mashup e applicazioni che com-
binino tra loro diversi sorgenti di dati comporta un notevole (e costoso)
lavoro manuale di normalizzazione dei dati e di selezione delle fonti.

18
http://www.pdftoexcelonline.com/
19
http://it.ckan.net/

29
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici

È facilmente intuibile che il valore


complessivo di un’applicazione che si
basa sugli Open Data aumenta note-
volmente se i diversi dataset possono
essere facilmente mescolati, incrociati
e combinati fra loro (mashup) anche
se prodotti con tecniche diverse e pro-
venienti dai fornitori più disparati. Il Figura 1 -Linked Open Data
modello Linked Open Data propone un
approccio tecnologico e metodologico per collegare tra loro gli Open Data
e renderli parte di un unico spazio informativo globale e condiviso.
La sezione che segue approfondisce i concetti e le motivazioni del
modello Linked Open Data, ed è basata su due preziose fonti: un artico-
lo pubblicato sul blog di Titti Cimmino e il sito dell’associazione Linked
Open Data Italia, dove è possibile reperire ulteriori informazioni e aggior-
namenti.

Scheda - Introduzione ai Linked Open Data di LinkedOpenData.it


L’interoperabilità è uno dei vantaggi più importanti del modello Open
Data. I dati, se isolati, hanno poco valore; viceversa, il loro valore aumen-
ta sensibilmente quando dataset differenti, prodotti e pubblicati in modo
indipendente da diversi soggetti, possono essere incrociati liberamente
da terze parti. Questo è alla base del processo di creazione di valore ag-
giunto sui dati: le applicazioni. Le applicazioni, di valore sociale e/o eco-
nomico, sfruttano quello che può essere visto come un grande database
aperto e distribuito per offrire viste e servizi. L’interoperabilità è dunque
un elemento chiave di uno degli aspetti più innovativi offerti dagli Open
Data: l’uso dei dati in modi e per scopi “inattesi”, nuovi in quanto non
previsti dai singoli enti e soggetti che pubblicano i “dati grezzi”.
Per consentire il riuso dei dati occorre poter combinare e mescolare
liberamente i dataset. Occorre cioè collegare i dati tra loro, stabilendo
un link diretto quando i dati (possibilmente provenienti da diverse sor-
genti) si riferiscono a oggetti identici o comunque relazionati tra loro.
Tale collegamento diretto si manifesta come la possibilità di “saltare” da
un dataset all’altro, ad esempio quando si vuole accedere a dati (come
i dettagli su una particolare entità) che non si posseggonoall’interno.
Supponiamo per esempio di avere, da una parte, amministrazioni
locali che pubblicano dati aperti relativi ai monumenti storici e agli
hotel che si trovano nelle vicinanze di quei monumenti; dall’altra, So-

30
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3

vrintendenze ai Beni Culturali che pubblicano dati dettagliati sui mo-


numenti, gli artisti e i periodi storici, e sui quadri esposti nei musei o
nei palazzi.
Combinare i due datasetpotrebbe essere di grande utilità, ad esem-
pio per offrire un servizio personalizzato sugli itinerari in base agli in-
teressi culturali specifici di un turista.

Per fare questo, se i dati non sono “collegati” (linked) occorre in


qualche modo creare questi link, processando i dati a mano o attraverso
algoritmi ad hoc. Questo processo può non essere banale e sicuramente
è una barriera al riuso organico dei dati.
Nei cosiddetti Linked Data, questi collegamenti e relazioni tra le en-
tità descritte nei dataset sono espliciti. Spiegheremo di seguito in base
a quali semplici meccanismi un’applicazione sia in grado di consuma-
re facilmente Linked Data e “saltare” facilmente da un dataset all’altro
facendo leva proprio su questi collegamenti (o relazioni) tra i dati, e
avendo quindi accesso in ogni momento al resto della rete globale (o
condivisa all’interno di comunità di utenti) di dati.

Machine readable vs. machine linkable


I linked data, per definizione, vengono espressi tramite Resource
Description Framework (RDF). RDF non è propriamente un formato di
dati, ma un “data model”, cioè un formalismo per rappresentare dati. Un
dataset RDF può essere infatti serializzato in diversi formati (RDF/XML,
N3, NTriple, etc.), ma il data model RDF possiede alcune caratteristiche
che restano immutate, a prescindere dal formato che viene utilizzato.
In poche parole il modello RDF è costituito da triple, della forma
soggetto-predicato-oggetto. Le triple possono condividere oggetto o
soggetto così da formare un grafo. Il modello è illustrato in figura.

Figura 2 – Modello RDF

31
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici

Questo insieme di triple RDF (o grafo) può essere espresso, allo sco-
po di venire scambiato tra applicazioni e pubblicato sul Web, in vari
formati di serializzazione.
Ad esempio in N3:
@prefix ex: .
@prefixfoaf: .
@prefixrdf: .
ex:Bobfoaf:knowsex:Alice.
ex:Johnfoaf:knowsex:Bob

o in RDF/XML:

<?xml version=”1.0”?>
<rdf:RDFxmlns:ex=”http://example.org/” xmlns:foaf=”http://xmlns.com/
foaf/0.1//” xmlns:rdf=”http://www.w3.org/1999/02/22-rdf-syntax-ns#”>
<rdf:Descriptionrdf:about=”http://example.org/John”>
<foaf:knows>
<rdf:Descriptionrdf:about=”http://example.org/Bob”>
<foaf:knowsrdf:resource=”http://example.org/Alice” />
</rdf:Description>
</foaf:knows>
</rdf:Description>
</rdf:RDF>

La caratteristica più importante di tale modello, che si sposa con la


visione Linked Data, è usare Uniform Resource Identifier (URI). Spie-
ghiamo brevemente il perché.
I dati descrivono cose, persone, luoghi, libri, artefatti, istituzioni,
aziende e così via. Tali cose possiedono nomi che li identificano. In al-
cuni formati di rappresentazione dei dati, questi nomi sono semplici
etichette, come “Alessandro Manzoni”, “Palermo”, “Divina Commedia”,
“Pietà di Michelangelo”, etc.
Diversamente, in RDF i nomi sono URI. Un tipo di URI particolare,
molto utilizzato, è lo Uniform Resource Locator (URL).
Gli URL sono familiari a chi usa il Web, poiché compaiono nella
barra di navigazione del browser, e cominciano con “http://”. Possono
essere cioè “risolti” e la loro rappresentazione digitale descrive la risor-
sa in un formato che è comprensibile tanto dagli umani quanto dalle
macchine. Nel caso dei linked data, tale rappresentazione è una descri-
zione della risorsa stessa in forma di RDF.

32
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3

Figura 3 – Modello RDF

In che modo i linked data possono favorire l’interoperabilità


Torniamo all’esempio del monumento, e supponiamo che i due da-
taset (amministrazione locale e sovrintendenza) siano stati pubblicati
come Linked Data. Per identificare i monumenti, il datasetdelle sovrin-
tendenza usa URL (del tipohttp://cultural-heritage-example.org/monu-
ment/XYZ). Il contenuto digitale di tali URL corrisponde alla descrizio-
ne dettagliata dei monumenti.
Il dataset dell’amministrazione locale, inserendo dei link a tali URL,
come avviene in figura 1, permetterebbe a un software di risolvere l’URL
e ottenere la descrizione del monumento (sempre aggiornata).
Ancora, dal momento che RDF consente di specificare precisi tipi di
risorse, potremmo pensare a un semplice script o sequenza di istruzioni
che trovi tutte le risorse di tipo “monumento” nel dataset dell’ammini-
strazione locale, e che importi, per ciascuna, informazioni aggiuntive,
creando così un dataset misto. Su quest’ultimo nuovodataset arricchito,
si potrebbero poi fare queryo interrogazioni sui dati del tipo “trova tutti
gli alberghi vicini a un monumento successivo al XIII secolo, in cui sia-
no esposte sculture del Canova”.

33
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici

Linked Data Cloud


Questo esempio è solo uno degli scenari possibili in cui i linked data
possono favorire l’interoperabilità tra dataset. Le possibilità sono infini-
te se pensiamo alla vasta quantità di Linked Open Data già presenti sul
Web. DBPedia.org per esempio, espone una grande porzione di dati di
Wikipedia come linked data, mentre Geonamesoffre descrizioni RDF di
entità geografiche. http://linkeddata.org fornisce un quadro dello stato
corrente della “Linked data cloud”, e mostra un ecosistema di database
interconnessi in rapida crescita.
Ciascuno di questi database fornisce dati che possono essere linkati
dal vostro dataset, e che possono aggiungere valore ai vostri dati.
Comunità specifiche
Sebbene uno dei tratti distintivi dello spirito tanto del Web Seman-
tico quanto del movimento Open Data, sia quello di rivolgersi a una
comunità globale e senza particolari restrizioni sui dati, nulla vieta di
utilizzare identiche tecnologie illustrate sopra in ambiti ristretti. Ba-
sandosi principalmente sui protocolli Web (HTTP), le tecnologie sono
implementabili in LAN o reti private. Si pensi, ad esempio, al caso di
informazioni che escono dalla sfera del pubblico (dati potenzialmente
sensibili degli impiegati) ma che è comodo “linkare” in “sola uscita” a
dati pubblici.

Scheda – Linked Open Data: perché solo Open Data non basta,
neppure in Italia di Titti Cimmino20
Il Web dei documenti diventa il Web dei dati, questi descrivono
“cose” che hanno “proprietà” a cui corrispondono determinati “valori”.
Immaginando una tabella: le righe sono le “cose”, ogni colonna rap-
presenta le “proprietà”, e l’intersezione rappresenta la proprietà della cosa.
In sintesi tendiamo a pensare a dati in questo modo: “cosa”, “pro-
prietà”, “valore”.
Ogni “cosa” può avere più proprietà e più cose possono essere in
relazione. Dal punto di vista grafico, immaginando un grafo i nodi sono
le cose e gli archi le relazioni tra le cose.
Precipua questione è quella della identificazione delle cose global-
mente e univocamente dal punto di vista di un database. La chiave di

20
Cfr., http//www.titticimmino.it.

34
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3

volta dei Linked Data sono gliURlsche appunto consentono la identifi-


cazione di cui sopra. GliURIs identificano le cose che vengono descritte,
piuttosto che azioni su quelle cose, e se due persone creano dati usando
lo stesso URI, allora essi stanno descrivendo la stesa cosa rendendo
facile il merging di dati provenienti da data sources distinte, con la pos-
sibilità di riconoscere la distinzione tra le risorse e le rappresentazioni
di tali risorse: lo stesso URI potrebbe restituire una diversa rappresen-
tazione della risorsa, come ad esempio HTML o XML o JSON (formato
per lo scambio di dati).
Quindi, se abbiamo intenzione di pubblicare i dati sul Web, ab-
biamo bisogno di uno standard per esprimerli in modo che un client
ricevente i dati possa capire che cosa è una cosa, che cosa è una pro-
prietà, che cosa è un valore e, dal momento che questo è il Web, anche
cos’è un link. Questa è la norma fondamentale di cui abbiamo bisogno
e questo è ciò che dà RDF: i dati espressi in formato RDF possono
usare URI provenienti da differenti siti Web. Se due insiemi di dati
utilizzano lo stesso URI poi è molto facile lavorare quando parlano
della stessa cosa, ad esempio, permettendo di riunire le informazio-
ni pubblicate da una scuola con le informazioni rilevate da indagini
statistiche altrove pubblicate secondo lo standard, naturalmente. E la
cosa grandiosa del modello RDF (che fa uso di URI per identificare le
proprietà) è che quelle serie di dati possono essere combinate auto-
maticamente, perché lo standard consente di sapere dove cercare le
informazioni necessarie.
Usare URI HTTP facilita il recupero di un documento dal Web. Ciò
consente di programmare, on-demand, l’accesso alle informazioni. Gli
sviluppatori non devono scaricare enormi database mentre sono inte-
ressati ad una piccola parte di quei dati. Come possiamo creare facil-
mente dati strutturati e riutilizzabili da formati Excel o (peggio) dai
file PDF? Come affrontare i cambiamenti nel tempo, e registrare la
provenienza delle informazioni che mettiamo a disposizione? Come
possiamo rappresentare le informazioni statistiche? O informazioni
sulla localizzazione? Queste sono cose che si imparano mettendosi
all’opera!
È complicato cominciare ad adottare i Linked Data, sia per ragioni
sociali, culturali che per motivi tecnologici. Non succederà nulla dalla
sera alla mattina, ma a poco a poco ci saranno gli effetti di rete: URI più
condivisi, più vocabolari condivisi, il che rende più facile da adottare i
Linked Data patterns offrendo più vantaggi per tutti.

35
Capitolo 3 • Gli aspetti tecnici

Una volta descritti i dati e modellizzati, occorre interrogarli e questo


avviene con un linguaggio standard per query: lo SPARQL.
In realtà, ciò che è necessario è la creazione di serie di dati più
grandi, riunendo i linked data più granulari in elenchi e grafici, questo
è essenzialmente quello che fa SPARQL.
Dunque per pubblicare LinkedData occorre:
1) comprendere i principi (Uso di RDF data model con RDF links, link
tipizzati tra due risorse, per collegare i dati relativi alle stesse cose);
2) comprendere i dati (con i Vocabolari condivisi FOAF, SIOC, Du-
blin Core, Geo, SKOS, Review);
3) scegliere URI (http URIs) per le cose espresse nei dati (cose come
persone, posti, eventi, libri, film, concetti, foto, commenti, reviews);
4) linkare ad altri dataset (con i link RDF)

In sintesi RDF è il formato per i Linked Data; RDF usa URIs per
dare un nome alle cose; quando un URI è chiamato, esso restituisce
descrizioni RDF delle cose chiamate con gli stessi e sempre via RDF si
descrivono le relazioni tra le cose. Infine lo zenit si raggiunge linkando
differenti dataset.
A dispetto di problemi e questioni che si potrebbero sollevare circa
le difficoltà di sviluppatori o esiguità di risorse, ritengo che il Linked
Open Data data sia l’approccio migliore a disposizione per la pubblica-
zione di dati in un ambiente estremamente vario e distribuito, in modo
graduale e sostenibile.
Perché? Linked Open Data significa pubblicare i dati sul Web men-
tre si lavora con il Web.

3.3. Le modalità di pubblicazione di Open Data e Linked Open Data


Per pubblicare i propri datasetOpen Data è sufficiente renderli in qua-
lunque modo scaricabili dal Web. Inoltre è buona pratica aggiungere una
descrizione del dataset su CKAN21, un catalogo di dataset Open Data e
Linked Open Data gestito dalla Open Knowledge Foundation.
Per rendere disponibili sul Web i propri dataset si può usare un server
dedicato o in hosting presso qualsiasi provider Web. È anche possibile
utilizzare uno dei tanti software open source di gestione dei contenuti

21
http://it.ckan.net.

36
Gli aspetti tecnici • Capitolo 3

Web per presentare al pubblico i propri dataset. Si vedano ad esempio i


siti Open Data della Regione Piemonte22o del Comune di Udine23. È anche
possibile utilizzare servizi online come Google Spreadsheet e Google Sites
per una rapida diffusione dei dataset a costo zero.
La pubblicazione di datasetLinked Open Data richiede alcuni accor-
gimenti tecnologici aggiuntivi. Si veda l’ottimo “Linked data: Evolving
the Web into a Global Data Space”24 per informazioni dettagliate su come
pubblicare Linked Open Data. È anche possibile rivolgersi all’Associazio-
ne Linked Open Data Italia25 che offre consigli sulla trasformazione e la
pubblicazione di Linked Data e mette a disposizione un’infrastruttura di
pubblicazione.

22
http://www.dati.piemonte.it/.
23
http://www.comune.udine.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/comune/Bilanci_
comunali/open_data/.
24
http://linkeddatabook.com/editions/1.0/.
25
http://www.linkedopendata.it/.

37
Capitolo 4
I profili giuridici
Privacy, copyright e normativa sulla
trasparenza: le questioni giuridiche sull’Open
Data

È opinione diffusa che l’attuazione di politiche di Open Data incontri


numerosi ostacoli giuridici: privacy, copyright e normativa sulla trasparenza
rappresentano ovunque criticità importanti ma in Italia rischiano di trasfor-
marsi in alibi per evitare di intraprendere operazioni di liberazione dei dati
pubblici. Per questo motivo, è opportuno affermare che le norme vigenti,
obbligando le amministrazioni ad essere trasparenti, consentono la divul-
gazione delle informazioni del settore pubblico; tale pubblicazione può av-
venire legittimamente, nel rispetto della normativa in materia di riservatezza
dei dati personali e attraverso l’adozione di licenze – già disponibili – che
consentono a cittadini e imprese di riutilizzare liberamente i dati pubblici,
cogliendo appieno tutti i benefici dell’Open Data.

38
I profili giuridici • Capitolo 4

4.1. Trasparenza = Accessibilità Totale = Open Data


Sullo sfondo del secolare diritto amministrativo, nato nel 1865, la tra-
sparenza, e più in generale la disciplina del rapporto dialogico tra PA e
cittadino, è una conquista giuridica di recentissima introduzione, essendo
stata prevista solo venti anni fa dalla Legge n. 241/1990. Da quel momen-
to, essa è assurta a corollario del principio di buona amministrazione co-
stituzionalmente garantito ex art. 97 Cost.: “l’attività amministrativa … è
retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di
trasparenza”, sostiene l’art. 1, comma 1, della Legge n. 241/1990 sul pro-
cesso amministrativo.
Tuttavia, si tratta di un principio tutt’altro che statico: la trasparen-
za, infatti, costituisce uno dei gangli del diritto pubblico maggiormente
soggetto all’evoluzione politica, sociale e tecnologica. Ed infatti, dopo l’in-
troduzione dell’informatica nell’attività amministrativa e il ripensamento
sul ruolo del settore pubblico, l’originario concetto di trasparenza – circo-
scritto al diritto di accesso agli atti e ai documenti per coloro che avessero
specifico e concreto interesse – ha iniziato a dimostrarsi insufficiente.
Basti soltanto pensare ad alcuni principi, introdotti nel 2005 dal primo
testo storico del Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs. n. 82/2005),
a cui devono oggi attenersi tutti gli enti pubblici: “le pubbliche ammini-
strazioni nell’organizzare autonomamente la propria attività utilizzano le
tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la realizzazione degli
obiettivi di efficienza, efficacia, economicità, imparzialità, trasparenza, sem-
plificazione e partecipazione” (art. 12, CAD). Inoltre, le amministrazioni
pubbliche sono obbligate per legge ad assicurare “la disponibilità, la ge-
stione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’infor-
mazione in modalità digitale” (art. 2, CAD). A ciò si aggiunga che “i dati
delle pubbliche amministrazioni sono formati, raccolti, conservati, resi di-
sponibili e accessibili con l’uso delle tecnologie dell’informazione e della co-
municazione che ne consentano la fruizionee riutilizzazione da parte delle
altre pubbliche amministrazioni e dai privati” (art. 50, CAD).
È per tali ragioni che il Legislatore è successivamente intervenuto, nel
2009, introducendo una nuova concezione di trasparenza (c.d. “totale”)
intesa come “accessibilità totale (...) delle informazioni concernenti ogni
aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali
e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei
risultati dell’attività di misurazione e valutazione (...)”, così introducendo
nel nostro Ordinamento una nuova posizione qualificata in capo a ciascun
cittadino, rispetto all’azione degli Enti, con il precipuo “scopo di favorire

39
Capitolo 4 • I profili giuridici

forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e im-
parzialità” (articolo 11, comma 1, D.Lgs. n. 150/2009).
Tale nuova posizione giuridica del cittadino è stata da ultimo rafforza-
ta dall’entrata in vigore – avvenuta il 25 gennaio 2011 – del terzo decreto
correttivo al CAD, il D.Lgs. n. 235/2010, che, nell’introdurre un nuovo ob-
bligo in capo alle amministrazioni pubbliche, ha sostanziato e completato
il citato art. 11, D.Lgs. n. 150/2009, facendolo assurgere a vero e proprio
diritto soggettivo: il nuovo comma 1-bis dell’art. 52, infatti, afferma che le
pubbliche amministrazioni devono promuovere “progetti di elaborazione
e di diffusione dei dati pubblici di cui sono titolari”, nonché assicurarne la
pubblicazione “in formati aperti”, al fine di “valorizzare e rendere fruibili” i
dati stessi.
In conclusione, alla luce dell’appena descritto processo legislativo, ci
troviamo di fronte ad una dirompente maturazione del canone costituzio-
nale della trasparenza, il quale non può essere più soltanto uno strumento
finalizzato al controllo del procedimento amministrativo, bensì un vero e
proprio risultato dell’azione amministrativa; non più, dunque, solo un cri-
terio informatore, ma un obiettivo di essa. In altri termini, alla luce del
combinato disposto di cui all’art. 11 del D.Lgs. n. 150/2009, e del nuovo art.
52 comma 1-bis del CAD, ci troviamo in presenza di una nuova declinazione
del principio di trasparenza della PA, secondo cui gli esiti dell’attività ammi-
nistrativa (il provvedimento definitivo, il servizio reso, la banca dati elabo-
rata) non sono più solo l’anello finale di un procedimento amministrativo,
ma diventano il nuovo punto di partenza di successivi ed autonomi percorsi
virtuosi – poco importa se pubblici o privati – del tutto indipendenti dagli
originari obiettivi pubblicistici dell’amministrazione procedente.
Si può quindi affermare che non c’è vera trasparenza se l’Ammini-
strazione non rende pubbliche online le informazioni formate e raccolte
nell’esercizio della propria attività: è questo il leitmotiv della legislazione
degli ultimi anni, confermato, in maniera assai significativa, dalla Deli-
bera n. 105/2010 della Commissione per la Valutazione la Trasparenza e
l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT) con la quale sono state
adottate le linee guida per la predisposizione del programma triennale per
la trasparenza.

40
I profili giuridici • Capitolo 4

Scheda – L’Open Data come “buona prassi” per la trasparenza or-


ganizzativa
La delibera n. 105/2010 (disponibile all’indirizzo http://www.civit.
it/?p=2074) illustra l’evoluzione del concetto di trasparenza da una con-
cezione c.d. “statica”, legata cioè alla pubblicità di determinate cate-
gorie di dati attinenti alle PA, a quella “dinamica” che è correlata alla
valutazione della performance. Si tratta di uno dei primi atti in cui si
fa espresso riferimento all’Open Government,che viene indicato come
buona prassi che anche le Amministrazioni italiane dovrebbero segui-
re; all’interno del documento sono altresì individuati alcuni punti
critici della normativa vigente (principalmente in materia di privacy),
aspetti che corrono il rischio di diventare un vero e proprio limite all’a-
zione di trasparenza così faticosamente intrapresa.

Non solo. La nuova declinazione del principio di trasparenza è pe-


raltro estremamente coerente alcune nuove esigenze, emerse di recente,
della Pubblica Amministrazione: in molti Paesi, infatti, simili strategie
sono state attuate come vera e propria “misura anticrisi”, grazie agli ef-
fetti positivi che la liberazione dei dati pubblici può arrecare al sistema
economico-imprenditoriale.
Le Pubbliche Amministrazioni, nell’esercizio della propria attività isti-
tuzionale, producono un’enorme mole di dati: si pensi, ad esempio, alle
cartografie realizzate nel corso della formazione dei piani urbanistici o le
informazioni raccolte dai Centri per l’impiego o dalle Aziende Sanitarie
Locali. In passato questi documenti rimanevano relegati nell’ambito dei
procedimenti amministrativi per i quali erano stati formati. In tempi più
recenti, invece, si è affermata a livello comunitario la tendenza a rendere
queste informazioni conoscibili anche ad altri soggetti in modo che questi
possano riutilizzarle.
Anche in questo caso, non si tratta di una novità per il diritto: l’Unione
europea attribuisce al riutilizzo delle informazioni del settore pubblico
un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del territo-
rio. Proprio al fine tale pratica, l’Unione Europea ha adottato la Diretti-
va 2003/98/CE del 17 novembre 2003; la Direttiva in questione (recepita
nell’ordinamento italiano con il Decreto Legislativo 24 gennaio 2006 n. 36,
“Attuazione della direttiva 2003/98/CErelativa al riutilizzo di documenti
nel settore pubblico”, ulteriormente rafforzato poi dalla legge n. 96 del 4
giugno 2010) attribuisce agli Stati membri – o all’Ente pubblico interes-

41
Capitolo 4 • I profili giuridici

sato – la decisione di autorizzare il riutilizzo dei documenti che vengono


raccolti, prodotti, riprodotti e diffusi nell’ambito del perseguimento dei
propri compiti istituzionali.
Anche il Legislatore italiano ha preso coscienza della circostanza per
cui la gran mole di dati pubblici rappresenta un enorme patrimonio co-
mune di conoscenza che è auspicabile venga messo a disposizione degli
utenti e, più in generale, di tutti i cittadini e le imprese.
In proposito, il Codice dell’Amministrazione Digitale (D. Lgs. n.
82/2005) ha introdotto l’importante principio di “disponibilità dei dati
pubblici” (enunciato all’art. 2, comma 1, e declinato dal sopra citato art.
50, comma 1, dello stesso Codice) che consiste nella possibilità, per sog-
getti pubblici e privati, “di accedere ai dati senza restrizioni non riconduci-
bili a esplicite norme di legge” (art.1, lett. o).
Da quanto sin qui esposto, emerge quindi che la liberazione dei dati
pubblici è assolutamente legittima ai sensi della normativa vigente. Sotto
il profilo tecnico-organizzativo, è auspicabile che:
Il vertice amministrativo dell’amministrazione adotti un atto in cui
deliberi di pubblicare onlinei propri dati in formato aperto, con le dovute
eccezioni e mediante l’uso di licenze che consentano la massima riutiliz-
zazione;
L’amministrazione inserisca le azioni di Open Dataall’interno del
Programma triennale per la trasparenza previsto dall’art. 11 D. Lgs. n.
150/2009; in particolare dovranno essere specificate tutte le azioni che si
intende porre in essere nel corso del triennio, gli obiettivi perseguiti e i
criteri adottati nel determinare quali dati pubblicare prioritariamente.

4.2. La privacy è un falso problema?


Disponibilità dei dati pubblici non significa però automatica condivi-
sione di tutte le informazioni o accesso indiscriminato alle stesse. I limiti
alla conoscibilità dei dati rimangono sia quelli previsti dalle leggi e dai
regolamenti vigenti (ad esempio in materia di segreto di Stato) sia con ri-
ferimento alla riservatezza dei soggetti a cui i dati si riferiscono (che andrà
garantita ai sensi del D. Lgs. n. 196/2003).
Sotto questo profilo, appare utile risolvere un equivoco: Open Datanon
significa che l’Ente deve rendere pubblici tutti i dati formati nell’esercizio
delle proprie attività istituzionali!
Il rispetto della riservatezza degli individui è infatti una condizione
per assicurare l’approvazione da parte dei cittadini per le operazioni di
liberazione dei dati pubblici, oltre che presupposto per conservare la fidu-

42
I profili giuridici • Capitolo 4

cia degli individui nei confronti delle istituzioni.


Anche in materia protezione dei dati personali/privacy – che rischia di
diventare uno dei principali ostacoli alla trasparenza – numerosi ed im-
portanti principi che possono guidare le amministrazioni nella definizione
delle soluzioni e delle modalità con cui procedere alla pubblicazione sono
contenuti in una Deliberazione dell’Autorità Garante per la protezione dei
dati personali con le quali sono state adottate le “Linee guida in materia di
trattamento di dati personali contenuti anche in atti e documenti ammini-
strativi, effettuato da soggetti pubblici per finalità di pubblicazione e diffu-
sione sul Web” (Deliberazione n. 88/2011 in G.U. n. 64/2011).

Scheda – Le linee guida del Garante Privacy per la pubblicazione


dei dati pubblici sul Web
La deliberazione n. 88/2011ha lo scopo di definire un primo quadro
unitario di misure e accorgimenti finalizzati a individuare opportune
cautele che i soggetti pubblici sono tenuti ad applicare in relazione alle
ipotesi di pubblicazione dei propri dati sul Web; è di grande importanza
per gli Enti la possibilità di poter consultare un unico documento in cui
sono indicati tutti gli accorgimenti idonei ad assicurare che la pubblica-
zione delle informazioni sia conforme alla normative dettata dal D. Lgs.
n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali).

Non bisogna tuttavia sovrastimare il problema: la gran parte dei dati


pubblici (basti pensare alle cartografie, oppure ai dati relativi all’inquina-
mento) non possono essere classificati come personali, in quanto – cioè
– non riconducibili ad un soggetto. In tutti gli altri casi, la privacy può
essere efficacemente tutelata pubblicando i dati in forma anonima o co-
munque adottando tutte le cautele idonee ad evitare che gli individui cui i
dati si riferiscono possano essere identificati.
Tale impostazione è confermata da quanto sostenuto dal Garante Pri-
vacy nel provvedimento n. 88/2011 nel quale è confermato che il persegui-
mento della finalità di trasparenza dell’attività delle Pubbliche Ammini-
strazioni può avvenire anche senza l’utilizzo di dati personali.
Secondo il Garante, infatti, “non si ravvisa la necessità di adottare alcu-
na specifica cautela qualora le pubbliche amministrazioni ritengano di pub-
blicare sul sito web informazioni non riconducibili a persone identificate o
identificabili (ad esempio dati quantitativi aggregati per uffici riguardanti i
livelli retributivi ed accessori risultanti dai contratti collettivi o da atti interni

43
Capitolo 4 • I profili giuridici

di organizzazione; tassi di assenza e di maggiore presenza del personale; in-


formazioni relative alla performance dell’amministrazione; obiettivi assegna-
ti agli uffici insieme ai relativi indicatori e ai risultati complessivi raggiunti;
l’ammontare complessivo dei premi collegati alla performance stanziati e di
quelli effettivamente distribuiti; dati relativi al grado di differenziazione nell’u-
tilizzo della premialità, informazioni concernenti la dimensione della qualità
dei servizi erogati, notizie circa la gestione dei pagamenti e le buone prassi)”. 
Di conseguenza, è opportuno che le amministrazioni – prima di intra-
prendere un’attività che comporta la diffusione di dati personali – valutino
se la finalità di trasparenza e di comunicazione possa essere perseguita
senza divulgare tali dati, oppure rendendo pubblici atti e documenti senza
indicare dati identificativi, adottando modalità che permettano di identifi-
care gli interessati solo quando sia necessario.

4.3. Quale licenza per l’Open Data?


Da quanto sin qui scritto emerge come il legislatore si sia occupato di
affermare un principio generale (i dati pubblici vanno pubblicati on line),
stabilire le eccezioni (privacy e sicurezza nazionale) oltre a definirne le ca-
ratteristiche tecniche (le informazioni sono rese disponibili in un formato
aperto e non proprietario).
Solo un aspetto non viene preso in considerazione espressamente dal
legislatore: quello delle licenze con cui vengono pubblicati i dati pubblici;
di conseguenza, la valutazione su quale tipo di licenza utilizzare è deman-
data alle singole Amministrazioni.
Nella prassi, mutuando le categorie delle licenze del software, si usa
distinguere tra due macrotipologie di licenze anche in relazione alla pub-
blicazione e diffusione di dati ed informazioni: le licenze di tipo “closed”
(“chiuse”) e le licenze di tipo “open” (“aperte”); tali licenze si distinguono
in relazione ai diversi diritti concessi a chi fruisce di un’opera tutelata dal
diritto d’autore (ai sensi della Legge n. 633/1941).
Le licenze di tipo “chiuso” rappresentano la soluzione tradizionale che
consiste nel riservare “tutti i diritti” – utilizzando il simbolo “©” che tradi-
zionalmente viene adoperato per indicare il titolare del copyright sull’ope-
ra. In tali casi, l’utente potrà limitarsi a fruire del documento ma – senza
il consenso di colui che detiene i relativi diritti – non potrà copiare, ripub-
blicare o modificare i contenuti protetti dalla licenza.
Risulta evidente, dunque, che se il dato pubblico fosse reso disponibi-
le con una licenza di tipo «closed», non si rispetterebbe il principio della
riutilizzabilità: i dati sarebbero soltanto liberamente consultabili, ma non

44
I profili giuridici • Capitolo 4

anche manipolabili o riutilizzabili in altri contesti al di fuori di quello


della mera consultazione.
A differenza delle licenze di tipo «closed», le licenze “open” più che
stabilire quali sono i limiti di utilizzabilità del dato, tendono a garantire
una serie di diritti a chi entra in possesso delle informazioni. Le licenze
aperte tutelano comunque l’autore del dato medesimo, attribuendogli la
paternità dello stesso ed evitando che quanto pubblicato possa subire alte-
razione senza un controllo e senza l’imposizione di ben precise regole, ma
conferiscono agli utenti una gamma di diritti (più o meno ampi) relativi
alla possibilità di poterlo liberamente ridistribuire e, in alcuni casi, anche
manipolare al fine di creare opere derivate.
Come innanzi accennato, in base all’Open Knowledge Definition26, si
può parlare di Open Data solo se gli utenti sono liberi di utilizzare, riutiliz-
zare e ridustribuire il dato; di conseguenza, le amministrazioni dovranno
scegliere ed utilizzare una delle licenze di tipo aperto già disponibili.
A partire dal 2010 sono state sviluppate licenze “aperte” create dai Go-
verni di alcuni Paesi allo scopo precipuo di dare a tutte le amministrazioni
uno strumento chiaro e “certificato”, in grado di facilitare la diffusione e il
riutilizzo dell’informazione del settore pubblico.
I primi Paesi a dotarsi di tali strumenti sono stati il Regno Unito con
la Open GovernmentLicence e la Francia con la Licence Information Pu-
blique; altro esempio di licenza pubblica “aperta” è rappresentato dalla
italiana IODL (Italian Open Data Licence).

Scheda – La licenza italiana per l’Open Data


Nata nell’ottobre del 2010 nell’ambito del progetto MiaPA (il primo
sistema pubblico italiano che apre la P.A. al social check-in), ma pro-
gettata per permettere a tutte le Pubbliche Amministrazioni italiane di
diffondere i propri dati, la Italian Open Data Licence è stata sviluppata
e promossa da Formez PA con lo scopo di promuovere la “liberazione” e
valorizzazione dei dati pubblici nel contesto dello sviluppo della società
dell’informazione.

La IODL prevede che l’utente possa liberamente:


• consultare, estrarre, scaricare, copiare, pubblicare, distribuire e
trasmettere le informazioni;

26
http://www.opendefinition.org/okd/.

45
Capitolo 4 • I profili giuridici

• creare un lavoro derivato, per esempio attraverso la combinazione


con altre informazioni (mashup), includendole in un prodotto o svi-
luppando una applicazione informatica che le utilizzi come base dati.

In cambio, all’utente è chiesto di indicare la fonte delle informazioni e


il nome del soggetto che fornisce il dato, includendo, se possibile, un link
alla licenza; inoltre è richiesto all’utente di pubblicare e condividere gli
eventuali lavori derivati con la stessa licenza o con altra licenza aperta,
ritenuta compatibile. Tra queste rientrano alcune licenze delle famiglie
Creative Commons e Open Data Commons.

a) Creative Commons
Tali licenze nascono dall’esigenza di permettere la libera circolazione
del materiale creativo protetto dal diritto d’autore dal momento che sono
ispirate al modello “alcuni diritti riservati”.
Le sei licenze Creative Commons si strutturano idealmente in due par-
ti: una prima parte indica quali sono le libertà che l’autore vuole concede-
re alla sua opera ed una seconda parte che chiarisce a quali condizioni è
possibile utilizzare la stessa.
In generale, si può affermare che la prima parte delle licenze fa sempre
riferimento alla libertà di copiare e distribuire l’opera. Ciò si realizza at-
traverso l’attribuzione della libertà di «riprodurre, distribuire, comunicare
al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare l’ope-
ra». Al contrario, solo alcune delle licenze consentono anche la modifica
dell’opera, attribuendo esplicitamente tale diritto.
La seconda parte delle licenze prevede l’individuazione delle condi-
zioni per l’utilizzo dell’opera. È qui che si possono evidenziare le caratte-
ristiche di grande semplicità e flessibilità. Infatti, il titolare dell’opera ha
a disposizione quattro clausole di base che possono essere agevolmente
utilizzate creando delle vere e proprie combinazioni di diritti. In pratica,
il titolare dell’opera può ottenere una licenza capace di rispondere in ma-
niera quanto più efficace possibile alle sue esigenze.
In particolare, le clausole individuate dalle licenze Creative Commons sono:
1) Attribuzione. Questa clausola impone che si debba riconoscere la
paternità dell’opera all’autore originario. Si tratta di una clausola
sempre presente in tutte le tipologie di licenze Creative Commons
e con la stessa viene imposto di segnalare sempre la fonte.
2) Non commerciale. Tale clausola impone che il riutilizzo dell’opera
non possa essere consentito per fini commerciali. Tuttavia, occorre
precisarne la portata: infatti, essa indica che se si distribuiscono

46
I profili giuridici • Capitolo 4

copie dell’opera, non si può farlo in una maniera tale che sia pre-
valentemente perseguito un vantaggio commerciale o un compen-
so monetario. Per utilizzare in tal senso il materiale distribuito, è
necessario chiedere uno specifico consenso all’autore.
3) Non opere derivate. L’applicazione di tale clausola indica l’impos-
sibilità di trasformare, alterare o modificare l’opera. Anche in tal
caso, come accade per la clausola non commerciale, qualora si vo-
lessero realizzare opere derivate sarebbe necessario ottenere uno
specifico permesso da parte dell’autore originario;
4) Condividi allo stesso modo. È anche conosciuta come clausola vi-
rale della licenza (tecnicamente clausola di persistenza). Infatti,
se applicata stabilisce che l’alterazione, trasformazione o sviluppo
dell’opera, obbliga e redistribuire l’opera risultante soltanto per
mezzo di una licenza identica a quella attribuita all’opera origi-
naria. Tale clausola garantisce che le libertà concesse dall’autore,
siano attribuite anche alle opere derivate.

In particolare, le licenze Creative Commonscompatibili con la Italian


Open Data Licencesono:
• licenzaCreative Commons, Attribuzione Condividi allo stesso
modo (CC-BY-SA) internazionale in versione 3.0 o successiva27;

27
http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/.

47
Capitolo 4 • I profili giuridici

• licenzaCreative Commons, Attribuzione Condividi allo stesso modo


(CC-BY-SA), in versione 2.5 o successiva28.

b) Open Data Commons


Le licenze Open Data Commonsrappresentano un progetto di Open
Knowledge Foundationvolto ad affermare l’uso di licenze “aperte” anche
per i database.
Una delle licenze più importanti è la ODbL (Open Database Licence)
che, inizialmente pensata per il progetto relativo ai dati cartografici Open-
StreetMap, ben presto è diventata un punto di riferimento anche in ambi-
to pubblico; non è un caso, infatti, che il 14 dicembre 2010 il Comune di
Parigi abbia votato una risoluzione che approva l’uso di tale licenza per la
diffusione di tutti i dati del Comune.
La ODbL, offre all’utente tre diritti fondamentali:
1) To share: tale diritto consiste nell’offrire la possibilità di copiare,
distribuire ed utilizzare il database;
2) To create: l’utilizzo della licenza ODbL garantisce la possibilità di
lavorare e creare nuove opere a partire dal database fornito;
3) To adapt: è possibile modificare, trasformare e costruire opere de-
rivate a partire dall’iniziale database.

Come si è visto anche per licenze Creative Commons e come accade


per tutte le licenze di tipo aperto, i diritti attribuiti dalla ODbL richiedono
di rispettare alcuni principi:
1) Attribute: occorre sempre rendere possibile e garantire l’uso del
database o delle opere da esso derivate secondo i termini della li-
cenza ODbL;
2) Share-Alike: l’uso di versioni adattate del database, nonché la crea-
zione e distribuzione di database derivati o adattati, deve essere
effettuata sempre nel rispetto dei termini della licenza ODbL;
3) Keep open: se si redistribuisce il database o una sua versione adat-
tata, è necessario non utilizzare sistemi che ne limitino l’uso.

In particolare, la licenza Open Data Commonscompatibile con la Ita-


lian Open Data Licenceè la Open Database License (ODbL), in versione
1.0 o successiva29.

28
http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/deed.it.
29
http://www.opendatacommons.org/licenses/odbl/.

48
Glossario server (Cfr.), da utilizzare come archi-
vio dati oppure per l’allocazione di pa-
gine Web.

CSV (Comma Separated Value) HTML (Hyper-Text Markup Language)


Formato file per insiemi di dati a Linguaggio di marcatura che per-
base testuale, che rende particolarmen- mette di descrivere la formattazione di un
te agevole l’importazione da o l’esporta- documento Web, definendone la visua-
zione verso fogli di calcolo e database. lizzazione in Rete. Il linguaggio HTML
Il formato CSV separa i valori attraver- permette di generare link a documenti
so virgole. Relativamente al dibattito differenti, consentendo l’organizzazione
sugli Open Data, CSV permette di ge- e la costruzione di ipertesti (Cfr.).
stire con semplicità scambi di dati tra
piattaforme differenti. HTTP (Hyper-Text Transfer Protocol)
Google Sites Protocollo usato per lo scambio e il
trasferimento di documenti ipertestuali
Applicazione Web di Google – di- nel Web.
stribuita in formato SaaS (Cfr.) – per
la creazione di siti Web. Google Sites Ipertesto
mette a disposizione dagli utenti una
grande quantità di strumenti e temi che Insieme di documenti costituenti
consentono di creare la propria pagina un’unica struttura coerente e legati tra
Web. loro da parole chiave o link. La fruizio-
ne di un ipertesto può non seguire un
Google Docs percorso lineare ma essere discontinua
e trasversale tra le pagine o i link.
Applicazione on line di Google –
in formato SaaS (Cfr.) – che offre agli LAN (Local Area Network)
utenti programmi e funzionalità simi-
li a quelli del tradizionale pacchetto Rete circoscritta di computer colle-
Office. Oltre ad un editor di testo, ai gati tra loro, in un ambiente fisico deli-
fogli di calcolo, ad un cruscotto uti- mitato (una stanza, uno o più edifici).
le a realizzare presentazioni ed a un All’aumentare dell’estensione dell’am-
piano di lavoro per disegnare, Google biente fisico varia anche la denomina-
Docs consente di strutturare questio- zione della rete: quando si distribuisce
nari. Il valore aggiunto di questa solu- a livello metropolitano si parla di MAN
zione, inoltre, risiede nella possibilità (Metropolitan Area Network), mentre si
di condividere con altri utenti i file su configura come WAN (Wide Area Net-
cui si sta lavorando, in maniera tale work) per estensioni territoriali pari ad
da poterne modificare, in maniera co- una o più regioni geografiche.
ordinata, contemporaneamente parti
diverse. Mashup

Hosting Letteralmente significa “mescola-


re”. Espressione che indica un’appli-
Deriva dall’inglese to host, ossia cazione che aggrega all’interno di una
“ospitare”. Servizio che offre spazio vista due o più set di dati provenienti da
gratuito oppure a pagamento su un fonti differenti.

49
Glossario

ODBC (Open DataBase Connectivity) le informazioni devono essere rappresen-


tate online, dal punto di vista semantico.
Metodo di accesso standard ad una Per fare questo, RDF associa dei metada-
base dati, indipendente dalla tipologia di ti alle informazioni e ai documenti che
database, dai linguaggi di programma-
circolano in Rete; i metadati permettono
zione e dai sistemi operativi utilizzati.
al computer di comprendere il contesto
semantico e il significato delle informa-
Open Source zioni, consentono inoltre l’interoperabi-
Espressione inglese, rappresen- lità semantica tra più applicazioni che si
tativa di un movimento, che significa scambiano informazioni su internet.
“sorgente aperta”. Il sorgente in oggetto
è quello dei software, ossia il codice al SaaS (Software as a Service)
quale, stando a quanto in quest’ambito
Nuovo modello di fornitura, svilup-
si teorizza e sostiene, si deve poter ac-
po e vendita di software, in cui il sof-
cedere liberamente. Ciò comporta una
tware non è più trattato come prodotto,
maggiore circolazione del software stes-
ma come servizio fruito direttamente
so, a cui si aggiunge la possibilità per
attraverso internet. Con questo modello
chiunque di apportare miglioramenti.
i clienti condividono infrastruttura har-
Tutto questo può essere possibile a pat-
dware e software di un unico fornitore.
to che, ad esempio, anche le migliorie
I SaaS permettono ad aziende, pubbli-
possano essere soggette ad ulteriori in-
terventi e le licenze connesse ai prodotti che amministrazioni e utenti di non ac-
non ne impediscano la diffusione. quistare interi pacchetti di programmi,
ma di “affittare” software come un ser-
vizio e utilizzarli in Rete per un periodo
Protocollo di tempo definito, senza doversi carica-
Insieme di regole e convenzioni che re delle spese gestionali.
permette a più computer di comunicare
tra loro e scambiarsi dati e informazioni. Server
Computer che attraverso un siste-
PEG (Piano Esecutivo di Gestione)
ma operativo di rete mette a disposizio-
Documento introdotto nella Pub- ne di altri computer o client differenti
blica Amministrazione con decreto servizi, come la gestione di posta elet-
legislativo 77 del 1995, che individua tronica, lo scambio e la condivisione di
e distingue tra le funzioni di indirizzo file, la gestione di periferiche, la gestio-
e controllo e le funzioni di organizza- ne di una rete LAN (Cfr).
zione e gestione all’interno degli enti
pubblici. La separazione delle funzioni SPARQL (Protocol and RDF Query
in ambito pubblico, prevista dal docu- Language)
mento, è stata introdotta con l’obiettivo
di migliorare le performance delle pub- Linguaggio di interrogazione RDF
bliche amministrazioni e di rendere più che permette di estrarre informazioni
efficienti i servizi offerti al cittadino. dai dati presenti su internet. Attraverso
SPARQL è possibile effettuare ricerche
sulle proprietà di un documento. Il lin-
RDF (Resource Description
guaggio, diventato di recente standard
Framework)
per il Web, rappresenta uno degli ele-
Linguaggio che definisce in che modo menti costitutivi del Web Semantico.

50
Glossario

URI (Uniform Resource Identifier) Web Semantico


Stringa di caratteri che identifi- Evoluzione del Web da un contesto
ca univocamente una risorsa (pagi- in cui le informazioni possono essere sol-
na Web, documento, immagine, file). tanto lette dai computer, ad uno in cui i
L’URI localizza e nomina la risorsa, dati sono processabili e comprensibili
descrive il meccanismo da utilizzare direttamente dai computer. Nel Semantic
per accedervi, specifica in quale com- Web tecnologie semantiche e agenti intel-
puter e attraverso quale percorso al ligenti associano dei metadati a dati e in-
suo interno la risorsa può essere tro- formazioni, che permettono ai computer
vata. di comprenderne il contesto semantico e
di interpretarne il significato. Il Web Se-
URL (Uniform Resource Locator) mantico facilita l’interscambio e la coo-
perazione tra computer ed esseri umani.
Indirizzo Web che identifica uni-
vocamente una risorsa su internet, ne XML (Extensible Markup
specifica formalmente la collocazio- Language)
ne in Rete e indica il protocollo da
utilizzare per accedervi. L’URL è la Metalinguaggio che permette di
tipologia più frequente e conosciuta creare e di definire sintatticamente dei
di URI. linguaggi personalizzati di markup.
Rappresenta un’evoluzione del lin-
W3C (World Wide Web Consortium) guaggio HTML, che permette soltanto
di visualizzare una pagina Web; XML,
Consorzio internazionale fondato invece, è stato pensato per descrivere le
nel 1994 da Tim Berners Lee, con l’o- informazioni di un documento o di un
biettivo di potenziare e diffondere il insieme di dati, dal punto di vista sin-
World Wide Web. L’organizzazione de- tattico, attraverso dei marcatori all’in-
finisce e rilascia i protocolli (Cfr.) e i lin- terno di un testo. Ciascun documento o
guaggi per il Web per garantire l’intero- database viene rappresentato in modo
perabilità, contribuendo allo sviluppo e gerarchico da una struttura ad albero,
al miglioramento del Www. composta da tag o marcatori.

51
Appunti:
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OBiETTiVi DEl CONVEGNO

Il “Cloud Computing” è la tecnologia del momento: Programma


sono sempre più le persone che decidono di utilizzare Ore 9.00 Registrazione partecipanti
i servizi sulla nuvola per i numerosi vantaggi che que-
sti presentano. L’utilizzo del “Cloud Computing” da Ore 9.15 Apertura lavori
SAS, PAAS, IAAS: diamo un significato alle sigle
Bimestrale di cultura
parte di amministrazioni e di aziende rappresenterà
uno dei temi cruciali della digitalizzazione italiana, più utilizzate IT Consumerization: ci vuole e tecnologie per l’innovazione
anche alla luce dei sempre maggiori vincoli di bilancio. un metodoSocial software Modelli di offerta
“E-gov” supporta il processo di innovazione
Da una parte ci sono i sostenitori di questa modalità (Amazon, Google, Microsoft, Emc, Ibm, ecc.) della Pubblica Amministrazione affrontando il tema
emergente di gestione delle risorse informatiche che Dott. Gianluigi Cogo dell’innovazione tecnologica e dei processi
ritengono che sia più razionale e sostenibile, dall’altra, di e-government. Il bimestrale riporta le buone prassi
Ore 11.30 Coffee breack
ci sono gli scettici che, basandosi sugli aspetti proble- e i migliori casi all’interno di Comuni, Province, Regioni,
Ore 11.30 Ripresa Lavori Enti centrali e strutture sanitarie. Supporta chi è oggi
matici del cloud (tra cui rientrano le insufficienti garan-
Ore 14.30 impegnato in prima linea nell’innovazione tecnologica
zie in termini di sicurezza e privacy, la paura di perdere indicando metodi, strumenti e soluzioni pratiche.
gli investimenti già fatti, la sfiducia nelle capacità degli Introduzione alle principali problematiche
enti di adeguarsi alle novità in tempi ragionevoli) riten- giuridiche (qualificazione giuridica, legge
applicabile, le clausole vessatorie) Contratti
gono che enti ed imprese non possano proficuamente
affidarsi a questa nuova tecnologia. e termini di servizio L’esame della prassi ✃
In questa iniziativa vengono analizzate le principali contrattuale Cloud computing e Privacy MODULO DI ABBONAMENTO DA INVIARE A MEZZO FAX AL NUMERO 0541 624457
caratteristiche del Cloud Computing in modo da Avv. Ernesto Belisario
individuarne opportunità e criticità dal punto di vista Ore 13.00 - Colazione di lavoro Desidero abbonarmi per un anno a:
tecnico, organizzativo e giuridico. In particolare, Ore 14.00 - Ripresa lavori
saranno analizzate le offerte dei principali fornitori ed o E-gov (B) a € 179,00
La cultura e la formazione del CIO I nuovi ruoli
illustrati i criteri utili per una loro valutazione compa-
nell’organizzazione delle strutture ICT Assistenza,
rativa; verranno altresì esaminate le prassi contrattuali
Help desk e Customer care Rapporti con i provider Ente______________________________________________________________________________
ed evidenziate le aree e i processi aziendali che PREFERISCO PAGARE
Business continuity e disaster recovery
possono beneficiare maggiormente dalle varie offerte Ufficio richiedente _____________________________________________Prot. N. ______________
Dott. Gianluigi Cogo
del Cloud. Nel corso del convegno, con taglio pratico o Anticipatamente, con versamento sul bollettino di c.c.p.
Nome e Cognome _________________________________________________________________ n. 31666589 Maggioli s.p.a – Periodici – Via del Carpino, 8
e concreto, si illustreranno i vantaggi e le criticità delle Ore 15.30
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soluzioni cloud disponibili sul mercato, con particolare La scelta del cloud provider: il Codice dell’Ammini- _C.F.
presso la Cassa di Risparmio di Rimini, filiale Santarcangelo di Romagna:
riguardo agli aspetti tecnici e legali, alle funzionalità e strazione Digitale e il Codice dei Contratti Pubblici Codice IBAN: IT 20 U 06285 68020 CC0402649596
P.IVA
ai costi. Verranno chiariti tutti i profili procedimentali e Trasparenza, privacy e proprietà del dato pubblico (allegare alla presente copia del pagamento)

contrattuali che assicurino la legittimità del ricorso - da Forme di partecipazione sulle applicazioni in cloud via____________________________________________________________________N._________
o A 30 giorni data fattura, con versamento sul bollettino di c.c.p.
parte di aziende e amministrazioni - a soluzioni basate Avv. Ernesto Belisario Città ___________________________________________________CAP ________________ PV ____
n. 31666589 Maggioli s.p.a – Periodici – Via del Carpino, 8
47822 Santarcangelo di Romagna oppure con bonifico bancario
sulla nuvola (termini di servizio, privacy, sicurezza e Ore 17.00 – Risposte ai quesiti Tel _____________________________________________ Fax _______________________________ presso la Cassa di Risparmio di Rimini, filiale Santarcangelo di Romagna:
responsabilità del fornitore). Ore 17.30 - Conclusione dei lavori Codice IBAN: IT 20 U 06285 68020 CC0402649596
(allegare alla presente copia del pagamento)
e-mail

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Questa guida è la seconda versione del
Ernesto Belisario documento “Come si fa Open Data”
Associazione Italiana Open Government presentato dall’Associazione Italia-
na per l’Open Government nell’apri-
Gianluigi Cogo le 2011. Questa nuova versione – la

Come si fa Open Data?


Rete InnovatoriP.A 2.0 – comprende le implementazioni
Stefano Epifani scaturite dal dibattito che si è svilup-
Università Sapienza di Roma pato online tra gli esperti con la pre-
sentazione della prima edizione. È
Istruzioni per l’uso per Enti
Claudio Forghieri
Direttore Scientifico E-GOV
stata mantenuta la struttura per ca-
pitoli nella quale vengono considera-
ti gli aspetti organizzativi, tecnologi-
ci e giuridici che vanno contemplati
quando l’Amministrazione decide di
e Amministrazioni Pubbliche
muoversi verso una strategia di con-
divisione pubblica dei dati. La gui-
da si è arricchita di una sezione nella
quale si illustrano gli impatti econo- Versione 2.0
mici positivi che l’open data genera
nell’Amministrazione e nelle aziende
e l’abbattimento dei costi che si tradu-
ce in un miglioramento della qualità
dei servizi per il cittadino ed in un ri-
sparmio per l’Ente. È stato inoltre ag-
giunto un glossario, per consentire al
lettore di districarsi tra i termini tec-
nici più ostici. Nell’ottica di perpetual
beta che caratterizza tutte le attività
dell’Associazione Italiana per l’Open
Government, anche la versione 2.0 –
NOVITÀ IN MATERIA distribuita con licenza Creative Com-
www.datagov.it mons – sarà resa disponibile online e
www.egovnews.it discussa in rete per ulteriori arricchi-
menti.

Associazione Italiana per l’Open Government

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